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Boris Johnson, un Jesse Owens senza passaporto

Maurizio Crippa

Il ministro degli Esteri di Sua Maestà ha paragonato i Mondiali in Russia alle Olimpiadi del 1936, ma si dimentica di quel lungagnone dalla pelle scura che a Berlino ci andò

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In questi tempi di reali o procurati allarmi, quando anche nel bel cielo di Lombardia si sentono botti paurosi, perché gli aerei militari sfondano il muro del suono inseguendo dirottamenti possibili, a noi gli atteggiamenti distensivi, rassicuranti, ci fanno piacere. Tipo quelli di Boris Johnson, il simpatico ciuffettone già sindaco di Londra e ora ministro degli Esteri di Sua Maestà. Che per allentare le tensioni al gas nervino ha pensato bene di rispondere, rincarando la dose, a un deputato laburista che chiedeva il boicottaggio dei Mondiali di calcio in Russia: “Putin li userà nella stessa maniera in cui Hitler usò le Olimpiadi del 1936”. E lui: “Sì, penso che il paragone con il 1936 sia giusto”.

 

Boris Johnson è un polemista di razza, e ci ha sempre fatto anche un po’ ridere, Non quanto Sarkozy, questo no, qui siamo alla comica finale. Ma forse il giornalista polemista sindaco e ministro dovrebbe ricordarsi che a quei giochi di Berlino, che dovevano far da palcoscenico al trionfo di zio Adolf, si presentò anche un lungagnone dalla pelle scura, non proprio ariano, che si chiamava Jesse Owens. Si sa come finì. Però il fulmine dell’Alabama a Berlino appuntò ci andò, non boicottò. Perché aveva in tasca un regolare passaporto degli Stati Uniti. Boris Johnson potrebbe tentare anche lui l’impresa, e andare a segnare qualche bel gol sotto il Cremlino. Solo che lui, dopo che ha voluto la Brexit, il passaporto se lo dovrà fare stampare in Francia. Sempre che Sarko non si metta a ridere, però.

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