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Ma De Falco saprà gridare: “Torna a casa, Rousseau”?

Maurizio Crippa

Era capitano di fregata della Capitaneria di porto di Livorno, quando urlò il suo mitico “torna a bordo cazzo!” al capitano Schettino. Che ci fa ora con il M5s

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Ora, è anche vero che dopo aver visto un cinghiale che entra nel cortile di una scuola, e gli devono sparare – ma un tiratore scelto, siamo a Palermo, mica nel Far West, uno pensa di aver visto tutto. Poi, manco il tempo di mettersi l’anima il pace, arriva Bruno Tabacci che salva Emma Bonino. Sì proprio quel Bruno Tabacci, quello che un tempo era il democristiano più democristiano non si può (ma democristiano “laico”, eh). Con la Bonino, sì, quella Bonino. E allora pensi, va bene, davvero ho visto tutto, e il “nunc dimittis”, come diceva il saggio Simeone, ti viene quasi alle labbra. Ma poi, ma poi no. Altro che “dimittis”, vien proprio voglia di campare ancora un po’ in questo paese di antipolitici e debuttanti allo sbaraglio. Almeno per vedere che performance farà, nel partito dell’Italia in demolizione di Beppe Grillo, nel movimento dell’affondamento felice, il generale Gregorio De Falco. Che però era capitano di fregata della Capitaneria di porto di Livorno, quando urlò il suo mitico “torna a bordo cazzo!” al capitano Schettino. E divenne il simbolo dell’Italia seria, dell’Italia che non si sfascia. Che ci fa, uno così, lì? Ma sarebbe bello, un giorno, sentiegli urlare: “Torna a casa, Rousseau”.

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