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La Russia non va a Pyoengchang (e speriamo manco Kim)

Maurizio Crippa

Alle Olimpiadi invernali gli atleti russi ci saranno ma solo come indipendenti e a patto di dimostrare di non aver avuto coinvolgimenti con il doping di stato. Un po’ come chiedere ad Assad di giurare di non aver mai conosciuto Putin

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C’eravamo appena felicemente liberati di quell’inutile trasferta calcistica in Russia, che ci capita tra capo e collo un’altra inutile sanzione geo-sportiva, e sempre di Russia si parla. Alle Olimpiadi invernali sudcoreane di Pyoengchang 2018 Mosca non parteciperà: è stata esclusa per effetto di quella famosa indagine monstre dell’Agenzia mondiale antidoping, la Wada, già rivelatasi ampiamente farlocca, sulla “manipolazione sistematica delle regole e del sistema anti-doping”. Un “attacco senza precedenti all’integrità dei Giochi e dello sport”, si disse. Ma siccome non c’è niente di più farlocco dello sport, anche peggio della geopolitica, da Losanna il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach, ammesso che non sia un fake pure lui, ha fatto sapere che gli atleti “indipendenti” russi potranno però esserci, a patto di dimostrare di non aver avuto coinvolgimenti con il doping di stato russo. Che è un po’ come chiedere ad Assad di giurare di non aver mai conosciuto Putin. Così ci saranno gli Atleti Indipendenti Russi: non c’è limite alla fantasia. Ma mettiamo da parte lo sport, e badiamo al sodo. Diciamoci la verità: a Pyoengchang tanto non ci vorrebbe mai andare nessuno, tranne @giuliapompili, che c’è persino stata davvero per un reportage. Figurarsi i russi. Però Pyoengchang è a due passi dal confine con la Corea del Nord, ed è già che non finisca sotto la pioggia nucleare di Pyongyang. Forse la geopolitica delle sanzioni dovrebbe preoccuparsi più di questo, che del nandrolone di Putin.

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