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La baguette del santo e la farsa dell'iconografia

Maurizio Crippa

Non sarà l'apostasia a far finire il cristianesimo

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Che il cristianesimo sia finito, ve lo spiega a pagina due Matteo Matzuzzi, che dà conto di una chiesa del Belgio (finito anche quello, ma lo scrisse già l’Economist) in cui col nihil obstat del vescovo un artista ha appeso una mucca crocefissa, scatenando più che una guerra di religione una guerra mediatica all’insegna della correctness. Che il cristianesimo sia destinato a finire, ma non in tragedia bensì in farsa, come insegnano gli storicisti, e soprattutto per mancanza di senso dell’arte, lo certifica però una notizia che arriva dalla lontana Australia, città di Adelaide. Dove una scuola ha oscurato la statua di un San Martino dei Poveri appena messa sul sagrato a causa di una sollevazione dei fedeli, che sa più che altro di pruderie.

 

Il santo è rappresentato nell’atto di donare del pane a un bimbo. Solo che il goloso francesino lo tiene in mano a un’altezza dove di solito i maschietti tengono qualcos’altro, per quanto occultato dalla tunica. Un’altezza, va detto, che un tempo sarebbe parsa normale, ma oggi come oggi agli occhi spiritati dei benpensanti appare equivoca. Insomma, l’hanno coperta con un telo. E bisognerà notare due cose: San Martino era un ex soldato romano, e poi vescovo di Tours. Invece in Australia lo hanno vestito come Sant’Antonio da Padova, un millennio dopo. Inoltre Martino è (era) universalmente noto per aver diviso il mantello con un povero, e non per la distribuzione di baguette. Si fossero attenuti ai fatti, sarebbe filato tutto liscio. Ma, per l’appunto: la fine del cristianesimo avverrà non per apostasia, ma per sbagliata iconografia.

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