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Togliere l’Emmy a Caravaggio è stregoneria

Maurizio Crippa

Per una forse palpata di pisello non provata di trent’anni fa, a Kevin Spacey non solo hanno chiuso House of cards, ma l’International Academy of Television Arts & Sciences ha deciso di revocare pure l’Emmy

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A Milano c’è una mostra di Caravaggio, molta gente. Si sa che il Merisi Michelangelo, come scriverebbero nei mattinali della Cultura, fuggì da Roma a Malta per un omicidio. Esiste anche un corroborato sospetto che pure da Milano il pluri-attenzionato dalla polizia Merisi fosse fuggito alla volta di Roma in sospetto d’omicidio. E fanno due. Dunque, vogliamo bruciare tutti i suoi quadri? Anche Roman Polanski è un artista fuggitivo (no omicidio: violenza sessuale). L’altro giorno la Cinémathèque Français – dove un tempo si adorava come una reliquia l’Ultimo tango, indifferenti al burro di Maria Schneider – celebrava il Polanski regista, non lo stupratore. Ma un gruppo di femministe protestava come ai tempi belli e la ministra per l’Uguaglianza tra uomini e donne Marlène Schiappa ha detto che l’omaggio a Polanski “contribuisce alla cultura dello stupro”. Che altro dire? Che ieri, per una forse palpata di pisello non provata di trent’anni fa, a Kevin Spacey non solo hanno chiuso House of cards, ma l’International Academy of Television Arts & Sciences ha deciso di revocare pure l’Emmy. Come se togliere un premio all’artista corrispondesse a fare giustizia dell’uomo e del suo passato. Non è soltanto la confusione da primitivi babbei tra la vita e l’arte, a lasciare basiti. E’ che questo è esattamente la Neolingua di Orwell, quell’incubo secondo cui cambiare o cancellare i simulacri e i segni del passato corrisponde al fatto che non siano mai accaduti. Ma questo non è neanche neolingua: è proprio stregoneria.

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