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L’articolazione del pensiero fascista e quella di Fiano

Maurizio Crippa

La procura di Venezia ha chiesto l'archiviazione per la spiaggia tra Chioggia e Sottomarina con i cartelli che inneggiavano all’“ordine e disciplina”. Il deputato Pd ora è in rotta di collisione con Bergamo

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Se vi ricordate il grave vulnus alla democrazia che ci ha tenuti allegri quest’estate, quello della “spiaggia fascista” tra Chioggia e Sottomarina con i cartelli che inneggiavano all’“ordine e disciplina”, tranquilli: non era niente. La procura di Venezia ha chiesto l'archiviazione, niente apologia ma una legittima “articolazione del pensiero”. Se vi ricordate il casino per la legge fatta approvare da Emanuele Fiano, senatore del Pd, per mettere fuori legge ogni e qualsiasi accenno al fascismo e ai suoi derivati, sempre tranquilli: la sentenza di Venezia dimostra che non è successo niente. Ma Fiano non è uno che demorde, adesso è in rotta di collisione con Bergamo perché la città ancora tiene nell’elenco dei suoi cittadini onorari il Duce. “Non mi piace per niente che ci siano ancora delle cittadinanze onorarie a Mussolini, che considero un assassino”. Giorgio Gori, il sindaco, forse ispirandosi al celebre boia chi molla, ha replicato che no: “Resti come monito: cancellarla vuol dire non avere giusta distanza dai fatti della storia”. Il che sembrerebbe, a dirla tutta, una articolazione del pensiero mica stupida. Si potrebbe aggiungere che forse, pur nel casino delle nostre leggi sulla cittadinanza, dovrebbe da qualche parte esistere un codicillo per il quale, una volta che si è morti (e Mussolini lo è, mica è Elvis) si decade in automatico dallo status di cittadino. Ma a questo rischia di portarci la mania igienica del pensiero. E dire che ci sarebbero da valutare questioni di status ben più gravi per la democrazia: come, ad esempio, stabilire se Bruno Vespa è un artista, o un giornalista prestato all’enologia.

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