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Tre virgola tre periodici morti sul lavoro, sono troppi

Maurizio Crippa

A volte è il Fato, e a volte è il volontario non rispetto delle regole, facciamo tutti così. Ma spesso è che le regole non si fanno rispettare, e si potrebbe

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L’ultimo è stato ieri prima dell’alba, a Settimo Milanese. Un operaio di 43 anni, origini filippine. Una pressa. E diresti “eh…”, prima di passare ad altro. Nel senso che ti sembra di averla già vista, quella notizia. Ma poi non era successo nel cuneese, sempre una pressa? O era ad Avezzano? Ma quello era caduto da un ponteggio. Così, violando una distrazione che non è solo tua, ma per così dire tipica del nostro paese, ci pensi un attimo e ti accorgi che ce n’è una al giorno, anzi più di una, di notizie così. Di morti sul lavoro. Per la precisione, sono già seicento dall’inizio del 2017. Per la precisione, secondo i dati dell’Inail, sono 591: 29 più rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Ma forse l’Inail è indietro con la contabilità quotidiana. Così resti aggrappato, o inchiodato, al senso di quel numero tondo: seicento in sei mesi. E con il rapido conto grossolano con cui di solito chiudiamo i conti importanti, o imbarazzanti, ti rendi conto che fa 3,333 periodico al giorno. Ci sono tre virgola tre periodici uomini, per lo più maschi, che ogni giorno muoiono al lavoro. E a volte è il Fato, e a volte è il volontario non rispetto delle regole, facciamo tutti così. Ma spesso è che le regole non si fanno rispettare, e si potrebbe. Ci commuoviamo e indigniamo per una bambina morta di malaria, e ci mancherebbe di non farlo. Ma in un paese civile, occidentale, in un paese che ha ripreso ad andare e forse a correre, tre virgola uomini periodici che muoiono ogni giorno per il pane, non lo si può credere. 

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