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Come riconoscere a caso i ricchi in fotografia e come condannare a caso le infermiere

Maurizio Crippa

Questioni di probabilità tra scienza e magistratura

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Se sei ricco e felice ti si legge in faccia, anche se fai lo gnorri. E se sei povero e disperato pure (a parità di gnorri). Non sembra una notizia tale da sconvolgere la nostra percezione del mondo, ma dei ricercatori dell’Università di Toronto hanno messo all’opera un gruppo di studenti e hanno fatto l’esperimento. Ne hanno scritto addirittura sul Journal of personality and social psychology. Hanno diviso due gruppi di studenti, uno con famiglia sopra 100 mila dollari all’anno e l’altro sotto i 60 mila. Un terzo gruppo li ha guardati in fotografia. E niente: gli osservatori li hanno sgamati. O meglio: ci hanno azzeccato con una precisione del 53 per cento. Che secondo la scienza è un valore superiore alla probabilità casuale, ma secondo qualsiasi osservatore imparziale è come testa e croce. O un colpo di culo. Ma finché si tratta di giocare a mosca cieca per il beneficio della scienza, passi. Poi però ieri (si festeggiava il Contrada day), la Corte di assise d’appello di Bologna ha assolto “perché il fatto non sussiste” Daniela Poggiali, una delle miriadi di “infermiere killer” del nostro immaginario, che era stata condannata all’ergastolo (ergastolo) per aver ucciso col potassio una paziente nell’ospedale di Lugo in Romagna. Non ci azzardiamo a dire che la probabilità con cui i giudici ci azzeccano sia, di media, la stessa degli esperimenti di Toronto. Ma va segnalato che una delle prove addotte dal pm per la condanna erano alcune foto in cui l’infermiera faceva delle smorfie di fianco a un’altra paziente morta. La signora Poggiali non lo troverà divertente neppure adesso, da assolta. Però a noi, quando pensiamo a certe sentenze, ci ride anche il culo.

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