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I giudici dei minori badassero ai minori, e non allo smalto

Maurizio Crippa

Forse i maldestri giudici hanno pensato che una separazione fosse il male minore. Solo che hanno sbagliato le parole per dirlo. Ed è grave

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Nel giorno in cui spopola sul web una foto del Guardian di una scimmietta che prova a ingropparsi un daino, verrebbe da mandare un bacio postumo e pieno di stupore a Bauman, e celebrare la raggiunta liquidità di ogni sesso. Ovunque, tranne che al Tribunale dei minori di Padova, che ha deciso di sottrarre alla madre un ragazzino di tredici anni, perché “tende in tutti i modi ad affermare che è diverso e ostenta atteggiamenti effeminati in modo provocatorio”, e sarebbe pure andato a scuola con gli occhi truccati e lo smalto sulle unghie. Grande l’indignazione sotto il cielo, nessuno che non dica che i giudici hanno preso una tòpica, sono relitti del passato e una risata li seppellirà. E si potrebbe seppellirla qui. Ma invece no, c’è da aggiungere questo. Dietro c’è una storia di abusi e di infiniti dolori famigliari e forse i maldestri giudici hanno pensato che quella separazione fosse il male minore. Solo che hanno sbagliato le parole per dirlo. Ed è grave, perché i Maestri della Legge sono loro. E dovrebbero sapere il peso delle parole, e badare al bene di quei minori, e non allo smalto sulle unghie. Si meritano un occhio nero.

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