PUBBLICITÁ

Contro i Sioux, più che Custer meglio spedire Jim Messina

Maurizio Crippa

Danze di vittoria in vista, ma potrebbe essere una beffa

PUBBLICITÁ

Se pensate che imporre le trivelle agli italiani sia una mission impossible, è perché non siete mai stati in North Dakota. Dove ci sono i Sioux, che a ogni buon conto fanno più paura del governatore Emiliano. La storia del Dakota Access Pipeline è famosa, come pure le danze di guerra che da mesi agitano le locali (o localiste?) tribù timorose che l’oleodotto inquini le loro sacre riserve d’acqua. Ora l’Army corps of engineers, il genio civile, ha vietato gli scavi, appunto per proteggere l’acqua santa dei Sioux. Danze di vittoria in vista, ma potrebbe essere una beffa: The Donald infatti ha già fatto sapere che deciderà lui, e deciderà diversamente. Così, dopo otto anni di retoriche etniche obamiane, è curioso che a un presidente che piace tanto ai nativisti possa toccare come prima cosa una guerra contro i nativi: insomma i pellerossa, gli indiani di quando ero piccolo. In comune col generale Custer, Trump ha quantomeno la chioma biondiccia, per quanto posticcia, e una certa propensione ad attaccare d’istinto. Chissà se contro i nipotini di Crazy Horse manderà Mad Dog Mattis. Ma, se volesse avvalersi del consiglio di uno stratega, gli segnaliamo che dall’Italia si è liberato dagli impegni anche Jim Messina. Un vincente.

PUBBLICITÁ