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I Van Gogh della camorra e l’estetica che manca a Saviano

Maurizio Crippa
Gli storici dell’arte, ad esempio, sanno che se di molti quadri di Caravaggio esistono più copie, e quasi mai opera della sua mano, lui al massimo rifaceva diversamente lo stesso soggetto, la cosa è dovuta a questo.
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Gli storici dell’arte, ad esempio, sanno che se di molti quadri di Caravaggio esistono più copie, e quasi mai opera della sua mano, lui al massimo rifaceva diversamente lo stesso soggetto, la cosa è dovuta a questo: che Caravaggio costava molto, così spesso i committenti di un quadro lo facevano copiare di soppiatto, per averne due. Oppure servitori truffaldini aprivano nottetempo le porte dei palazzi dove la nuova opera dell’artista più glam del periodo stava nascosta e sottochiave, per farla copiare e metterla sul mercato. L’arte come alternativa al contante, o bene rifugio al mercato nero, non l’ha inventata la camorra. Il ritrovamento a Castellammare di Stabia dei due Van Gogh di Amsterdam è un coupe de théâtre. E figurarsi se Saviano non ci si buttava a pesce.

 

Al sito di Rep., spiega che “la camorra ha sempre investito in arte, ha sempre saccheggiato l’arte e riciclato in arte”, che i quadri sono più comodi del cash, che già una volta un Botticelli fu usato per corrompere un giudice. Sfugge completamente, al critico Saviano, quel che sta sotto gli occhi: che l’amore per l’arte ha sempre alimentato il malaffare. E che il peggio crimine, e il Potere in sé, spesso non sono disgiunti dal vero amore per il bello. O Hitler non trafugava dipinti? E Churchill non dipingeva acquerelli sul Lago di Como? Anche ai camorristi, forse, piace Van Gogh. A Saviano non è l’etica che difetta. E’ proprio l’estetica.

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