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Ma se il rock lesbo, come la guerra di religione, non esiste?

Maurizio Crippa
Inizia agosto e, bombardamenti in Libia permettendo, ci tuffiamo volentieri nelle saghe di paese e nelle strapaesane polemiche da ombrellone
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Inizia agosto e, bombardamenti in Libia permettendo, ci tuffiamo volentieri nelle saghe di paese e nelle strapaesane polemiche da ombrellone. Pronti via ed eccoci a Rossano Calabro, dove si prepara per il 20 agosto la festa in onore di san Padre Pio (il quale, a dirla tutta, già si rivolterebbe nella sua magnifica teca al solo pensiero di una festa canterina e ballerina propinata ai fedeli in suo onore). Comunque, in programma ci sarebbe un concerto rock di quattro ragazze del cosentino, una premiata band dell’underground locale: le Rivoltelle. Soltanto che  alcuni componenti del comitato per le feste parrocchiali hanno lanciato l’anatema: “Sono quattro lesbiche e questa è una festa religiosa, quindi la loro esibizione sarebbe un’offesa alla morale cattolica di ogni singolo cristiano facente parte di questa comunità”. Il che, messa così, a parte il tono ultimativo, avrebbe pure la sua logica: se il comitato parrocchiale organizza la festa di Padre Pio, giusto che scelga per sé morbide e costumate melodie d’intonazione religiosa, piuttosto che le peccaminose voci dell’hard rock calabrese. Un sound più da Gmg, insomma. Solo che, per l’appunto reduci come siamo dalle festose giornate di Cracovia, un dubbio assale. Non è che, se lo chiedessero a Francesco, quello risponderebbe che il rock lesbo non esiste, esattamente come la guerra di religione? Comunque sia: se finirà che cantano, almeno si ricordino di pagare la Siae, che sennò poi chi lo sente Gino Paoli.
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