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Meglio il concorsone da incubo o una trattoria vegana?

Maurizio Crippa
Cucine da incubo è un programma della tv più indigeribile di un cattivo ristorante, e lo chef Cannavacciuolo, non so perché, ma mi si ripropone per principio.
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Cucine da incubo è un programma della tv più indigeribile di un cattivo ristorante, e lo chef Cannavacciuolo, non so perché, ma mi si ripropone per principio. Poi però un noto settimanale spara un’articolessa intitolata: “Io, docente precaria e il concorsone-incubo”, il diario di un’insegnante “alle prese con la prova scritta di italiano per le medie”. Ed è un incubo, perbacco, questo concorsone. Pensate: “E’ stato difficilissimo. Un incubo: dalla domanda sul sonetto di Petrarca da spiegare a una prima media, alla raccolta poetica Ossi di seppia di Eugenio Montale (questo sconosciuto, ndr), fino al ‘concetto di straniero’ era tutto così assurdo.

 

Assurdo perché bisognava scrivere seguendo il filo rosso dell’unità di apprendimento, delle piste di lavoro che però non si usano mai a scuola (e che fanno? ndr). Oppure le facciamo in gruppo scrivendo e ragionando per settimane. Qui invece ci veniva chiesto in 15 minuti”. Coefficienti che manco al Rischiatutto. E se la signora, e forse centomila come lei, invece che al concorso puntassero ad aprire una trattoria vegana? E se invece di gentili e premurosi colleghi-commissari pagati un cent all’ora trovasse ad esaminarla un energumeno come Cannavacciulo? Buona, la scuola.

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