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Giustizialisti nel pallone (chi parla più di Platini?)

Maurizio Crippa
Sulle vicende etico-giudiziarie del nostro antipatico calcistico preferito, Michel Platini, da queste parti avevamo già fatto un doloroso autodafé (doloroso tifosamente parlando), dopo che il Comitato etico della Fifa aveva deciso di far cadere le accuse contro di lui, come fosse un qualsiasi caso “Why not?” finito in vacca.
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Sulle vicende etico-giudiziarie del nostro antipatico calcistico preferito, Michel Platini, da queste parti avevamo già fatto un doloroso autodafé (doloroso tifosamente parlando), dopo che il Comitato etico della Fifa aveva deciso di far cadere le accuse contro di lui, come fosse un qualsiasi caso “Why not?” finito in vacca. Oggi il Tas, il Tribunale di arbitrato dello sport di Losanna, giudicherà sulla sua vicenda e potrebbe cancellare la squalifica di sei anni affibbiata al presidente della Uefa. Stiamo a vedere se il colpo di scena ci sarà. Ma il nostro era un fairplay preventivo e necessario, e sul filo di una tifosa ironia.

 

Quello che invece sconcerta, o dovrebbe, se non fossimo nel paese che siamo, è che la notizia delle accuse cadute contro Platini e della sua possibile riabilitazione è passata pressoché inosservata, brevi in cronaca e nessun giornalone o giornaletto – di quelli che si sono spesi per settimane a denunciare il marcio nel pallone e a sputare sentenze e a versar giulebbe sulla rigenerazione etica dello sport – abbiano avuto il coraggio, o il buon gusto di dire: be’, forse i pm della Fifa hanno fatto autogol. Giustizialisti nel pallone, dove siete?

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