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1935-2023

“Fai come l'avrebbe fatto Friedkin”. È morto il regista dell'Esorcista

Mariarosa Mancuso

Da David Fincher a Steven Spielberg fino ad Akira Kurosava, sono stati molti i registi che si sono ispirati a lui. Cominciò nel 1965 dirigendo una commedia con Sonny & Cher, tanti insuccessi e poi la prima candidatura di un film horror all'Oscar. Storia di un genio cinematografico

Racconta William Friedkin che mentre girava “L’esorcista” fu licenziato almeno cinque volte. L’armonia non regnava sul set, il film ebbe uno straordinario successo - 425 milioni di dollari incassati, a fronte di un budget di dodici milioni: forse neanche il porno rende tanto. E fu il primo film horror a essere candidato all’Oscar. Neanche il regista ci avrebbe scommesso, prima di vedere le cifre. Il suo precedente successo era stato nel 1971 “Il braccio violento della legge”, con Gene Hackman poliziotto. Altro successo di pubblico e di critica, e di scene che saranno molto copiate.

Grande fan di “L’esorcista” era ed è Martin Scorsese. Lo vide quando l’ufficio pubblicità aveva schierato (o solo comunicato che lo avrebbe fatto) le ambulanza fuori dai cinema, per eventuali svelnimenti. Scorsese si spaventa come allora, ed è inutile parlagli della passata di piselli che esce dalla bocca dell’indemoniata Linda Blair. Della testa che gira sul suo asse, delle parolacce che ora sono roba da ragazzine per nulla indemoniate. O della camminata “a ragno” giù per le scale, che abbiamo visto a un festival di Torino, edizione restaurata e “director’s cut”. Fa più impressione è il dottore con il pacchetto di Marlboro sul tavolo, ne offre una alla mamma dell’indemoniata.

Era il film da vedere, da discutere, da vietare, da esaltare. Non certo l’unico, nella grande carriera di William Friedkin, che negli ultimi anni si è dedicato con successo alle regie operistiche. La lista dei registi che nel loro cuore dicono “fai come l’avrebbe fatto Friedkin” (Billy Wilder teneva la scritta su cartello in ufficio, e il suo maestro di tutte le cose si chiamava Ernst Lubitsch) comprende David Fincher, Steven Spielberg, Akira Kurosava.

Aveva cominciato nel 1965 dirigendo una commedia con Sonny & Cher (parole sue: “il film era brutto ma non mi sono mai divertito tanto”). Tra gli insuccessi, “Il salario della paura”, remake del film italo-francese “Vite vendute”. Tra i film controversi, “Cruising”: Al Pacino poliziotto sotto copertura si infiltra negli ambienti gay sadomaso di New York - naturalmente la comunità non fu per nulla contenta del ritratto (spettatori di buona e un po’ perversa memoria hanno ripetuto per anni la battuta “no, no, non con quelle catene” - il contesto ricostruitelo voi, siete adulti).

Anni dopo - certe suscettibilità durano oltremisura - William Friedkin disse che non voleva dire nulla sui gay, né sul sadomaso. Gli interessava lo sfondo per un thriller (altre polemiche, e il film è praticamente sparito). Ricordiamo con particolare piacere “Killer Joe”, dal testo teatrale di Trecy Letts,: un grandissimo Matthew McConaughey, e la scena più torrida che mai abbia usato come sex toy una coscia di pollo fritto, comprato al Kentucky Fry Chicken. Abbiamo invece visto nella più totale indifferenza il documentario “The Devil and Father Amorth”. Vecchie chiese buie, qualche rumoraccio, e una fila di persone nella sala d’attesa dell’esorcista. forse con il numeretto in mano.

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