Da “Casablanca” a “Kill Bill”: tutti i sequel che ci siamo persi (per fortuna)

Mariarosa Mancuso

Ecco una breve carrellata dei seguiti cinematografici pensati e mai girati

La tentazione del sequel colpì già “Don Chisciotte”. Il successo del romanzo – presentato al mondo da Cervantes come “manoscritto ritrovato”, e tradotto dallo spagnolo in caratteri arabi usato nel 600 – stuzzicò uno scrittore che sotto pseudonimo si ficcò nel piatto ricco. Cervantes la prese male, e il seguito genuino lo scrisse lui.
 

Né Hollywood né altre fabbriche di storie baciate dal successo – Harry Potter o “Le cronache del ghiaccio e del fuoco” – possono inventare nulla in materia di sfruttamento. Nella pratica: i film orfani, privi di illustri antenati che garantiscano per loro guadagni cospicui, si contano sulle dita di una mano. E nella teoria: Vulture che pochi giorni fa ha dedicato un articolo ai seguiti cinematografici pensati e mai girati. Segue sospiro di sollievo dello spettatore non abitudinario. Purtroppo, le nuove generazioni cresciute con le saghe hanno rovinato il mercato. Cade il mito dei giovani pieni di idee nuove: l’unica cosa che fanno è azzannare J. K. Rowlings che nelle sue bizzarrie ha dimenticato i personaggi non binari (a noi i suoi mostri facevano già abbastanza impressione, senza bisogno di stabilire il sesso dei  “Dissennatori”).
 

Tra i sequel più divertenti da raccontare che da vedere c’è “Beetlejiuce alle Hawaii”. Il titolatore italiano ha lavorato sodo per tradurre il titolo, tirando fuori “Beetlejuice - Spiritello porcello”. Sistemando il film di Tim Burton per sempre, Hawaii o non Hawaii: erano due non morti che capivano di esserlo con un po’ di ritardo, vittime di un acchiappafantasmi che lavorava al contrario, scacciando gli umani. Nel 1973 offrirono a François Truffaut il seguito di “Casablanca”. Trasferito dal Marocco al Congo, avrebbe dovuto intitolarsi “Brazzavile”. Il progetto morì di morte naturale, senza bisogno che nessuno attivamente lo facesse fuori. Non serve da lezione per lasciare in pace i mostri sacri che dovrebbero dormire tranquilli negli scaffali delle cineteche. Sono proprio le trame e i personaggi collaudati a ingolosire i produttori che sperano in guadagni facili, e gli sceneggiatori arruolati per l’occasione: il nome di chi scrive un film nessuno se lo ricorda mai, tanto vale pagare senza affanni la rata del mutuo.
 

Steven Spielberg per “E. T.” aveva in mente un seguito intitolato “Terrori notturni”.  e scrisse una decina di pagine che ribaltavano completamente la storia. Il tenero extraterrestre abbandonato sulla Terra apparteneva a una famiglia di alieni carnivori che avevano messo gli occhi su Elliot e i suoi amici, altro che gite con la biciclettina. Ci ripensò, e trovò l’idea orribile. Evidentemente i dinosauri di “Jurassic Park” lo turbano meno, se declinati in storie parallele con lo stesso andamento drammatico.
 

Tom Hanks non voleva finire come “Mi chiamo Bond, James Bond”, ripetendo “la vita è una scatola di cioccolatini” fino al resto dei suoi giorni. Una sceneggiatura fu scritta lo stesso da Eric Roth, ma c’entrava l’attentato alle Torri Gemelle e sembrava prematuro. (Eric Roth ora ha scritto “Dune” per Denis Villeneuve, mettendosi al riparo: il seguito era già previsto prima di cominciare a girare).
 

Potrebbe arrivare anche un “Kill Bill volume 3” (a voi forse è sfuggito, c’è stato un momento in cui parlare di capitoli e volumi per i film sembrava molto chic). Se Quentin Tarantino sciogliesse la riserva, ha già in mente l’attrice che potrebbe fare la figlia della Sposa. Maya Hawke, figlia di Ethan Hawke e Uma Thurman. Potrebbe essere brava come i due rampolli d’arte scoperti in questi mesi: Michael Gandolfini e Cooper Hoffman nell’originalissimo e imperdibile “Licorice Pizza” di Paul Thomas Anderson.

Di più su questi argomenti: