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Rimedi d’autore in caso di scomparsa del Vermentino dalla Costa Smeralda

Camillo Langone e Corrado Beldì

Corrispondenze alcoliche. Si parte dalla Sardegna

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Corrado, davvero sei finito in Sardegna? A fare cosa? A Porto Rotondo? Non ci posso credere. Nostalgia degli anni Novanta? A me il modernariato mette tristezza, anche quello turistico. E dimmi, cosa caspita si beve laggiù? Franciacorta? Camillo, non ci crederai ma sono proprio in Costa Smeralda, di passaggio da un amico che fa il capoccia della Deutsche Bank. Sono uomo di fabbrica e di prodotto e di tute blu, sono da passo più corto della gamba ma qui non tutti la pensano come me. Cresce il debito e aumenta l’eccitazione, a Porto Rotondo ieri sera brindavano. Purtroppo di vini sardi neanche l’ombra, abbiamo pasteggiato a greco di tufo Feudi di San Gregorio e vodka Grey Goose, made in Bacardi, non un goccio di nostalgia sovietica, anche il magnate russo a tavola di fianco a noi sembrava non sentirne il bisogno. Tutto splendidamente artificiale, anche il suo due alberi in mezzo alla rada e le colonnine di granito tutto attorno, per fortuna siamo in auto e domani fuggiamo a Berchidda.

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Corrado, davvero sei finito in Sardegna? A fare cosa? A Porto Rotondo? Non ci posso credere. Nostalgia degli anni Novanta? A me il modernariato mette tristezza, anche quello turistico. E dimmi, cosa caspita si beve laggiù? Franciacorta? Camillo, non ci crederai ma sono proprio in Costa Smeralda, di passaggio da un amico che fa il capoccia della Deutsche Bank. Sono uomo di fabbrica e di prodotto e di tute blu, sono da passo più corto della gamba ma qui non tutti la pensano come me. Cresce il debito e aumenta l’eccitazione, a Porto Rotondo ieri sera brindavano. Purtroppo di vini sardi neanche l’ombra, abbiamo pasteggiato a greco di tufo Feudi di San Gregorio e vodka Grey Goose, made in Bacardi, non un goccio di nostalgia sovietica, anche il magnate russo a tavola di fianco a noi sembrava non sentirne il bisogno. Tutto splendidamente artificiale, anche il suo due alberi in mezzo alla rada e le colonnine di granito tutto attorno, per fortuna siamo in auto e domani fuggiamo a Berchidda.

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Sì, sei un po’ taccagno, Piovene riporta un detto sull’avarizia dei biellesi (“ci vogliono dodici genovesi per fare un biellese”) e tu sei di lì vicino… Ho capito che devo darti qualche dritta sarda, altrimenti chissà cosa ti riduci a bere. Per rimanere in provincia di Sassari direi Cherchi, perché Giovanni Cerchi ha salvato, reinventato il vitigno Cagnulari (il suo vino lo bevemmo insieme al Casale Mariposa, quel ristorante sardo vicino alla Fondazione Magnani Rocca). Ancora più interessante è Dettori, un eroe che respinge il concetto di Doc come io rifiuto il concetto di Dott, le persone e le bottiglie si giudicano dai risultati, non dai certificati, e insomma il suo Vermentino è il miglior Vermentino che abbia mai bevuto.

 

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Intanto sono tornato a Berchidda, ventiquattro anni dopo, per un solo in mezzo ai boschi di Antonello Salis, un pianista così tellurico che per trascrivere i suoi concerti ci vorrebbe un sismografo. Al festival di Paolo Fresu non tornavo da allora ed è stata una buona tappa anche per il vino, Camillo. Dopo il concerto siamo saliti al Belvedere da Luca Nieddu e nel vermentino della cantina sociale Giogantinu ho sentito finalmente i sapori della Sardegna. Qui le cooperative funzionano ancora, hanno duecentocinquanta soci e certe vigne arrivano quasi in cima al monte Limbara. Il Luchente in bottiglia ha etichetta, marchio bio e tutto quanto. Lo vendono anche in dama da cinque litri, domattina ci passo e carico il baule.

 

Io sono antisociale e anti cantine sociali ma in effetti le cantine sociali sarde lavorano meglio di quelle del Continente ed è la prova che i sardi non sono del tutto italiani, hanno una moralità superiore (il vino è innanzitutto una questione morale e questo un sommelier non te lo dirà mai). Ieri sera a Parma è passato a trovarmi Luca Francesconi che è il contrario di una cantina sociale, è un produttore privatissimo che produce meno di 10.000 bottiglie. Lui è artista e vignaiolo, come artista piacerebbe a te perché fa delle cose intitolate “Untitled”, come vignaiolo piace a me perché sulle colline mantovane coltiva uve autoctone che torchia a mano e vinifica con lieviti indigeni. Nonostante questa autarchia, o forse grazie a questa autarchia, la sua Garganega frizzante è mondiale.

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