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Benedetto XVI, il Papa europeo. Intervista al filosofo Michel Onfray

Giulio Meotti

“Filosofo, teologo, poliglotta, pianista, Ratzinger ha incarnato un mondo che sta morendo", dice l’autore del “Trattato di ateologia”. "Potrebbe essere l’ultimo Papa europeo, alla vecchia maniera, formato alla filosofia tedesca e all’ermeneutica che ne deriva”

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“La potenza di una civiltà è sempre accompagnata dalla potenza della religione che la legittima. Quando la religione si trova in fase ascendente, anche la civiltà lo è; quando si trova in fase discendente, la civiltà decade; quando la religione muore, la civiltà spira con lei. Essendo l’ateo che sono, la cosa non mi urta e non mi fa piacere: ne prendo atto come potrebbe fare un medico di fronte a una desquamazione o a una frattura, a un infarto o a un tumore. La civiltà giudaico-cristiana europea si trova in fase terminale. L’annuncio nietzschiano della morte di Dio nell’Europa dell’Ottocento coincide con quello dell’inizio della fine della civiltà giudaico-cristiana. La traballante fede del XXI secolo non può più ottenere quello che, ai tempi di Guglielmo il Conquistatore, otteneva facendo costruire cattedrali e abbazie, chiese e basiliche. Le impalcature che stringono la Sagrada Familia come una protesi di contenimento simbolizzano perfettamente il punto esatto toccato dalla religione cristiana: una secca ontologica. Colmo dell’ironia, la rovina del cristianesimo è già presente, consacrata da papa Benedetto XVI. E’ questo stesso papa che, martedì 12 settembre 2006, all’Università di Ratisbona, dove aveva insegnato teologia e filosofia, ha citato Manuele II Paleologo per spiegare quello che succede in Europa. Alla luce delle reazioni dell’intero pianeta, ha capito forse che era troppo tardi e che non gli rimaneva altro che dare le dimissioni. Fatto sta che Benedetto XVI rinuncia alla propria carica il 28 febbraio del 2013 – rinuncia, dà le dimissioni e si ritira nel silenzio e nella preghiera… Tornato a essere Joseph Aloisius Ratzinger, viene sostituito da papa Francesco, talmente gesuita da aver preso il nome del primo dei francescani! La Sagrada Familia è in rovina e il papa che l’ha consacrata ha dato le dimissioni. Roma non è più a Roma”.

 
Così scrive in “Decadenza” (Ponte alle grazie) il filosofo Michel Onfray e fa impressione sentire l’autore del “Trattato di ateologia” elogiare il Papa emerito Benedetto XVI. “Potrebbe essere l’ultimo Papa europeo, alla vecchia maniera, formato alla filosofia tedesca e all’ermeneutica che ne deriva” racconta Onfray al Foglio. “Filosofo, teologo, poliglotta, amante della musica e pianista, aveva naturalmente un senso della storia, dell’estetica classica, dell’umanesimo cristiano. I due volumi del suo ‘Gesù’ concentrano più di mezzo secolo di pensiero di un uomo che sembra aver letto tutto ciò che la filosofia e la teologia richiedono per questo tipo di lavoro. Ratzinger ha vissuto il nazismo, i totalitarismi rossi e bruni del XX secolo, ha affrontato il nichilismo di quello stesso secolo e la sua vecchiaia gli ha permesso di assistere all’ascesa del nazionalsocialismo e al crollo dell’Europa, corrotta dalla decostruzione e dal wokismo americano. E’ anche un uomo dai due volti perché, da un lato, ha lavorato al Vaticano II, il maggio ’68 della Chiesa, che ha ridotto la potenza della trascendenza a vantaggio dell’immanenza, e dall’altro, come Papa, ha dato l’impressione di lottare contro ciò che il Vaticano II aveva permesso, cioè una riduzione del cristianesimo a morale moralistica, senza mai tornare su questa rottura. Non è escluso che le sue dimissioni si spieghino con questa contraddizione: forse si è accorto che le stalle di Augia erano diventate impossibili da pulire! La scopa impazzita dell’apprendista stregone era diventata inarrestabile”. 


A Ratisbona, il Papa ha attaccato l’islam e difeso l’eredità greco-giudaico-cristiana. E’ stato lasciato solo dalle élite occidentali e attaccato dagli islamisti, che hanno risposto uccidendo i cristiani. “Attaccato? Dovremmo concordare questo termine… Ha detto in sostanza che la violenza è consustanziale all’islam: è un attacco o un’affermazione debitamente fatta sulla base di ciò che viene insegnato nel Corano stesso, un libro che non manca di inviti alla violenza, dagli hadith del Profeta alla sua biografia? Non sto nemmeno parlando della realtà dei paesi in cui l’islam è la religione di stato. Se, come lei giustamente sottolinea, i musulmani volevano dimostrare che l’islam non era una religione violenta uccidendo coloro che dicevano una cosa del genere, conveniamo che hanno preferito dare ragione alle tesi di Benedetto XVI piuttosto che alle loro! Il Corano non smette di proclamare che Dio è il Misericordiosissimo, ma quando si afferma allo stesso tempo che ‘il paradiso è all’ombra delle spade’, c’è poco spazio per la misericordia.  Il Papa è stato infatti giudicato secondo le aspettative del politicamente corretto, del wokismo e delle teorie della decostruzione che sono più in sintonia con l’islam in piena forma che con il cristianesimo in stato di decadenza. Quanto di questo giudizio è responsabile delle sue dimissioni? Non lo sappiamo… Forse Benedetto XVI ha raccontato tutto questo in un manoscritto che verrà pubblicato solo tra due secoli, quando la Basilica di San Pietro, acquistata dagli eredi di Elon Musk, sarà diventata un supermercato!”. 

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Ratzinger apparteneva a una generazione europea che conosceva l’arte, la musica, la filosofia, Mozart, Hegel. “Sì e sappiamo che a Papa Francesco piacciono il tango e il calcio… Francesco è un gesuita, un uomo di potere e quindi di intrighi. La prova di ciò è che egli prende come Papa il nome di San Francesco d’Assisi, la cui vita, opera e pensiero sono l’antitesi dello spirito gesuita! Non dimentichiamo che Papa Francesco non è stato un oppositore della dittatura nel suo paese, l’Argentina, e che non ha sostenuto coloro che, al contrario di lui, si sono opposti al regime. I gesuiti della sua compagnia hanno perso la vita… E’ necessario esaminare quanto del cambiamento di cuore del cardinale Bergoglio, divenuto Papa Francesco, sia dovuto alle dimissioni. Mai progressista sotto le armi, sembra voler fare continue promesse di progressismo da quando presiede le sorti universali della chiesa. Quanto a Benedetto XVI, ha cercato di riparare alle conseguenze del Vaticano II come l’apprendista stregone con la sua scopa, mentre Francesco ha cercato di riparare alle conseguenze della sua cattiva scelta politica nell’Argentina dei militari. Questo lascia poco spazio a un pontificato positivo, volontario, costruttivo e civile. Entrambi, vecchi signori, giocano in difesa, che non è la posizione migliore per attaccare…”. 

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Un anno fa, sul Figaro, lei ha scritto: “Sono ateo, come sapete, ma la vita della Chiesa cattolica mi interessa perché dà il polso della nostra civiltà giudaico-cristiana, che è in cattivo stato. Perché se Dio non è del mio mondo, il mio mondo è quello reso possibile dal Dio dei cristiani. Checché ne dicano quelli che pensano che la Francia sia cominciata con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, il che è tanto stupido quanto credere che la Russia sia nata nell’ottobre 1917, il cristianesimo ha plasmato una civiltà che è la mia e che sento di poter amare e difendere senza battersi il petto, senza dover chiedere perdono per le sue colpe, senza aspettarsi la redenzione dopo la confessione, la contrizione e l’inginocchiamento”. E ha difeso la messa in latino, riabilitata da Ratzinger e di nuovo repressa da Papa Francesco. 


“Questa difesa di Ratzinger sembra un segno di questo desiderio di riparare le crepe indotte dal Vaticano II” ci dice Onfray. “Questo desiderio di produrre un cattolicesimo liberato dall’antica liturgia, dal culto primitivo della trascendenza che, materialmente, mette il prete di fronte al suo gregge al prezzo dell’incredibile offesa di dover voltare le spalle a Dio, corrisponde in Francia, sul terreno politico, alla decapitazione di Luigi XVI: questa decollazione di Dio ha fatto meno rumore ma ha lasciato la chiesa dissanguata… Quando Benedetto XVI difende la Messa in latino, cambia tono… Vuole riconciliarsi, ma sottolinea la profondità della frattura”. 


Lo stato del cattolicesimo è moribondo in Europa. “Cosa fare delle chiese di Berlino e Brandeburgo?”, si domanda questa settimana il Tagesspiegel. Poi si apre la Faz: “Il futuro dell’ex chiesa cattolica dell’Ascensione a Treviri è stato a lungo incerto. Ora vi sono stati costruiti 17 appartamenti. I ricercatori dell’Università di Friburgo hanno predetto che il numero di cristiani in questo paese si dimezzerà entro il 2060”. Poi si sfoglia lo Spiegel e la prognosi è la stessa. E leggendo il quotidiano del gruppo Springer, Die Welt, si ha una idea di come un paese si stia scristianizzando. “Il numero dei cristiani in Germania sta diminuendo. Solo la metà della popolazione appartiene ancora a una delle due chiese maggiori. Secondo la Bertelsmann Foundation, il 20 per cento dei membri della Chiesa considera il proprio ritiro ‘molto’ o ‘piuttosto probabile’. Degli attuali 41 milioni di membri di entrambe le denominazioni (19,7 milioni di protestanti e 21,6 milioni di cattolici), 8 milioni potrebbero presto andarsene. Un altro 24 per cento dei membri lo ha almeno preso in considerazione”. E siamo nel paese di Ratzinger. Stiamo assistendo agli ultimi giorni del cristianesimo come struttura sociale organizzata? 
“Si è arreso con la Rivoluzione francese: dopo il Vaticano II, stiamo assistendo al trionfo mondiale del clero costituzionale e dei preti giurati!”, dice Onfray. “Con Papa Francesco, stiamo assistendo a una sorta di Festa della Federazione perpetua! Così come il progressismo rivoluzionario, con il suo Uomo Nuovo di San Paolo, si sta rivelando la malattia senile del cristianesimo, il progressismo wokista si sta rivelando a sua volta la malattia senile di questo progressismo del 1793. Sospetto, arresto, processo, condanna, giudizio, esecuzione: lo schema dell’Inquisizione fu copiato dal Tribunale rivoluzionario del 1793. A sua volta, lo schema dei processi wokisti si ispira a questa secolarizzazione della religione cristiana fino al delirio: torna in uso il vecchio schema della colpa, del senso di colpa, della confessione, della rassegnazione, della contrizione, del pentimento, della punizione. E’ così che muore una religione: irriconoscibile, come l’incredibile volto di Benedetto XVI sul suo catafalco”. 


Possiamo dire che il famoso discorso di Benedetto XVI del 2005 sulla dittatura del relativismo era una premonizione della cancel culture oggi dominante? “Sì, certo. Siamo passati da un eccesso all’altro: il dogmatismo aggressivo sostenuto da una formidabile polizia morale cattolica che ha trionfato per mille anni ha lasciato il posto a una totale impotenza della Chiesa, spesso composta da cristiani à la carte che prendono dalla religione ciò che interessa loro e lasciano da parte ciò che non li soddisfa. Il relativo è diventato l’assoluto del nostro tempo ed è un assoluto violento, brutale, inquisitorio, intollerante”. 


Abbiamo iniziato con “Decadenza”… “Sì, perché nella città in cui vivo, Caen, in Normandia, Guglielmo il Conquistatore fece costruire una serie di edifici, tra cui, oltre al castello e ai suoi bastioni, un’abbazia maschile e un’abbazia femminile. Ci vollero trent’anni per costruire questi monumenti che, mille anni dopo, sono rimasti in piedi – nonostante lo sbarco americano del giugno 1944 e i continui bombardamenti sulla città. Quando Gaudí decise di realizzare il progetto della Sagrada Familia a Barcellona, eravamo nel XIX secolo, l’intero XX secolo non fu sufficiente per costruire questa chiesa, e fu nel XXI secolo che l’edificio fu consacrato da Benedetto XVI, mentre la costruzione era ancora in corso. Questo Papa si è dimesso, ha vissuto per dieci anni come ‘Papa emerito’, ora è morto e questa chiesa, sebbene consacrata, non è ancora finita. Anche prima del suo completamento, è già una rovina! A questo si aggiunge il fatto che un tentativo di attacco islamico è stato fermato tra le mura della chiesa stessa… Chi può dire che questa non sia una parabola sullo stato del cristianesimo in questo momento?”.

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