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Editoriali

La realpolitik papale alla prova dell’ayatollah

Redazione

Francesco incontrerà in Iraq al Sistani, leader sciita. Problemi con i sunniti

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Il prossimo 6 marzo, nell’ambito del programmato viaggio in Iraq, il Papa incontrerà privatamente l’ayatollah Ali al Sistani. La notizia era nell’aria da settimane ed è stata confermata dal patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Louis Raphaël I Sako. Le due autorità religiose, secondo il presule iracheno, esprimeranno una condanna comune “contro tutti coloro che attentano alla vita”. Che il Pontefice si incontri con un leader religioso sciita non desta scalpore, considerato che i rapporti con l’Iran sono ottimi da decenni  – si ricordano ancora le lettere che il controverso Mahmoud Ahmadinejad spediva a Benedetto XVI.

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Il prossimo 6 marzo, nell’ambito del programmato viaggio in Iraq, il Papa incontrerà privatamente l’ayatollah Ali al Sistani. La notizia era nell’aria da settimane ed è stata confermata dal patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Louis Raphaël I Sako. Le due autorità religiose, secondo il presule iracheno, esprimeranno una condanna comune “contro tutti coloro che attentano alla vita”. Che il Pontefice si incontri con un leader religioso sciita non desta scalpore, considerato che i rapporti con l’Iran sono ottimi da decenni  – si ricordano ancora le lettere che il controverso Mahmoud Ahmadinejad spediva a Benedetto XVI.

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Il punto centrale è valutare come l’abbraccio con al Sistani sarà interpretato dalla galassia sunnita che considera l’islam sciita il male assoluto e un’eresia, contrastandolo e combattendolo anche manu militari in guerre per procura nell’area del vicino e medio oriente. Certo, il Papa ha firmato il documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana, ha ripetuto in un’enciclica recente che bisogna essere tutti fratelli, ma oltre agli abbracci con il grande imam di al Azhar e i profondi discorsi pronunciati negli Emirati, in quel quadrante di mondo la tensione è alta e il rischio – concreto – è che il gesto di Francesco possa essere considerato una provocazione da chi fino a ieri considerava aperta una nuova fase storica di vicinanza fra Roma e il mondo sunnita. L’intento del Papa, a ogni modo, rientra in pieno nella linea realista perseguita dalla diplomazia vaticana dal 2013 in poi e pensare di evitare un incontro con al Sistani durante uno storico viaggio in terra irachena sarebbe stato utopico. Si generano processi, si avviano percorsi. Un po’ come accaduto anni fa con l’abbraccio all’Avana tra il Papa e il patriarca di Mosca Kirill, con la firma di una dichiarazione che pareva uscita – quanto ai contenuti – dalla penna di un sinodo ortodosso più che da un lavoro di mediazione tra la prima e la terza Roma.

 

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