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SPINA DI BORGO

Ci mancavano solo le quote rosa nel titolo di un'enciclica

Il Vaticano costretto a spiegare che "Fratelli tutti", imminente documento del Papa, non discrimina le donne. La protesta delle "teologhe"

Matteo Matzuzzi

La speranza è che la chiesa non ceda ai ricatti del politicamente corretto. Anche se qualche zelante pastore è fin troppo sensibile al tema

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E’ un mondo messo davvero male quello in cui il direttore dei media vaticani, Andrea Tornielli, è costretto a firmare un editoriale per spiegare che il titolo dell’imminente enciclica del Papa, Fratelli tutti, non discrimina le donne. “Sarebbe assurdo pensare che il titolo, nella sua formulazione, contenga una qualsivoglia intenzione di escludere dai destinatari più della metà degli esseri umani, cioè le donne”, nota Tornielli su Vatican News, che aggiunge: “Trattandosi di una citazione di san Francesco (la si trova nelle Ammonizioni, 6, 1: FF 155), il Papa non l’ha ovviamente modificata”.

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E’ un mondo messo davvero male quello in cui il direttore dei media vaticani, Andrea Tornielli, è costretto a firmare un editoriale per spiegare che il titolo dell’imminente enciclica del Papa, Fratelli tutti, non discrimina le donne. “Sarebbe assurdo pensare che il titolo, nella sua formulazione, contenga una qualsivoglia intenzione di escludere dai destinatari più della metà degli esseri umani, cioè le donne”, nota Tornielli su Vatican News, che aggiunge: “Trattandosi di una citazione di san Francesco (la si trova nelle Ammonizioni, 6, 1: FF 155), il Papa non l’ha ovviamente modificata”.

 

E ci mancherebbe altro. Tornielli, che forse ha sulla scrivania questioni ben più serie di cui occuparsi, è dovuto intervenire per frenare l’ardore di certe “accademiche, teologhe e intellettuali” (così si legge in rete) che hanno protestato per il titolo dell’enciclica: c’è scritto fratelli e basta. E le sorelle? Polemica che denota, tra l'altro, una buona dose d'ignoranza. Non è una barzelletta come potrebbe sembrare, ma è la dolorosa e imbarazzante realtà. Per carità: anche qualche vescovo zelante drizza le antenne quando si tratta di parità di genere. Basti pensare alla decisione di modificare nella traduzione italiana del Messale anche il Confiteor, facendo dire all’assemblea “confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli e sorelle che ho molto peccato”. Insomma, il tema – sciaguratamente – esiste. La speranza è che la chiesa se ne stia ben alla larga. Ci manca solo che si perdano giorni a discutere sulle quote rosa da inserire nel titolo di un’enciclica. Vade retro. 

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