Papa Francesco durante uno dei suoi viaggi in aereo (foto LaPresse)

I danni (evitabili) delle interviste aeree del Papa

Matteo Matzuzzi

Ore di conversazione a ruota libera con i giornalisti tra fraintendimenti e frasi a effetto male interpretate. Il risultato? Alimentare le tensioni e archiviare subito gli importanti viaggi intercontinentali. E' successo anche ieri

Roma. Come sovente accade, e non per colpa dei giornalisti, le frasi ad effetto che più resteranno dei viaggi papali sono quelle pronunciate quando i viaggi sono finiti. Con l'effetto – ed è su questo che forse in curia e a Santa Marta dovrebbero riflettere – di archiviare le spedizioni intercontinentali in poche ore, almeno a livello mediatico. Le frasi che restano sono quelle pronunciate in aereo, parlando a braccio con gli inviati che a Francesco pongono domande su tutto, dalla deforestazione in Africa ai vescovi invischiati in faccende di abusi sessuali e relative coperture (si ricordi il caso cileno). Il celeberrimo “Chi sono io per giudicare?” che gli valse la copertina della rivista gay The Advocate come uomo dell’anno 2013, rientra in questa casistica di massime aeree. Come quella dei figli e dei conigli nelle Filippine.

 

Stavolta il Papa ha regalato perle anche all’andata, mentre si recava in Mozambico (poi tappe in Madagascar e alle Mauritius) quando ha detto che “è un onore essere attaccato dagli americani”, provocando un mezzo incidente che solo la saggezza e tempestività del direttore della Sala stampa vaticana, capace in poco tempo di precisare cosa il Pontefice volesse dire in realtà, e la generosa dose di edulcorante gettata da Vatican News che titolava la notizia “Il pregio di un rilievo”, hanno evitato. Al ritorno, Francesco ha parlato di scisma, argomento delicatissimo specie ora che gli americani conservatori non fanno mistero di non poterne più dell’attuale governo vaticano e i tedeschi progressisti minacciano ogni cosa minacciabile se le loro istanze non saranno accolte nei prossimi mesi. Scisma? “Nella chiesa – ha detto il Papa – ce ne sono stati tanti. Sempre c’è l’azione scismatica nella chiesa. E’ una delle azioni che il Signore lascia alla libertà umana. Ma io non ho paura degli scismi, prego perché non ce ne siano, che ci sia il dialogo, che ci sia la correzione se c’è qualche sbaglio, ma il cammino nello scisma non è cristiano. Poi mi viene da pensare: è il popolo di Dio a salvare dagli scismi, perché gli scismatici sempre hanno una cosa in comune, si staccano dal popolo e dalla fede del popolo di Dio. Il popolo Dio sempre aggiusta e aiuta”.

 

Uno scisma, ha aggiunto Bergoglio, “è sempre uno stato elitario, ideologia staccata dalla dottrina. Per questo io prego che non ci siano gli scismi. Ma non ho paura. Io rispondo alle critiche. Ad esempio le cose sociali che dico sono le stesse che ha detto Giovanni Paolo II, io copio lui. Oppure, la primazia di una morale asettica sulla morale del popolo di Dio, la morale dell’ideologia, per così dire pelagiana, che ti porta alla rigidità”. Le critiche, poi, sono le benvenute: “A me piace quando si ha l'onestà di dirle. Non mi piace quando le critiche stanno sotto il tavolo, magari ti sorridono con tutti i denti e poi ti pugnalano alle spalle. La critica è un elemento di costruzione e può avviare un dialogo. Invece la critica delle pillole di arsenico è un po’ buttare la pietra e nascondere la mano”, si legge nella trascrizione pubblicata da Avvenire.

 

Dopo sei anni e mezzo di pontificato, il momento di maggiore interesse di un viaggio papale (accade così nelle redazioni dei giornali, è sufficiente notare la copertura sul cartaceo e sul web) è l'intervista conclusiva. Fatta con il Papa in piedi, stanco, tra turbolenze e vassoi della cena in arrivo. Domande a raffica su tutto lo scibile che in qualche modo c'entri con la chiesa: dal destino del vescovo Barros, con Francesco che in buona fede lo difende – salvo poi venire avvertito che le cose non stanno proprio come gli erano state raccontate – al destino delle bottiglie di plastica monouso all'interno del territorio vaticano. Se c'è un Papa che non avrebbe bisogno delle interviste ad alta quota per far conoscere il suo pensiero, questi è proprio Francesco. Che ha dato dimostrazione di sapere padroneggiare (e bene) la scena e altre modalità di comunicazione. Con qualche scoramento: quando ad esempio tuona contro il gender – “Uno sbaglio della mente umana” – e sui giornali non si legge neppure mezzo trafiletto.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.