La scorsa settimana dal Fanar, sede del Patriarcato ecumenico, si è ribadito che Bartolomeo I ha intenzione di concedere l’autocefalia alla chiesa ortodossa ucraina (foto LaPresse)

Ortodossi contro

Matteo Matzuzzi

Mosca interrompe “ogni relazione” con Costantinopoli. Kirill annuncia la dura reazione

Roma. La strada che porta allo scisma tra Mosca e Costantinopoli è ormai tracciata e di ostacoli che in qualche modo possano impedire l’esito annunciato non si vede neppure l’ombra. La scorsa settimana dal Fanar, sede del Patriarcato ecumenico, si è ribadito che Bartolomeo I ha intenzione di concedere l’autocefalia – cioè l’indipendenza – alla chiesa ortodossa ucraina. Il santo Sinodo, per evitare fraintendimenti sempre possibili, ha sottolineato che la “decisione è già presa”. Tornare indietro, insomma, non è un tema che può essere posto all’ordine del giorno.

 

Nel merito, Costantinopoli ha revocato tutte le sanzioni canoniche imposte a suo tempo a Filaret, patriarca di Kiev poi scomunicato, e a Macarius, leader dal 1991 dell’autoproclamata chiesa ortodossa ucraina. Entrambi sono da sempre avversati dal Patriarcato di Mosca, che li considera spine nel fianco assai dolorose in quella che considera la propria giurisdizione. Il Sinodo ha anche deciso di riaprire a Kiev un ufficio ecclesiale dipendente da Costantinopoli. L’atto però più consistente è stato la revoca del vincolo giuridico stabilito dalla lettera sinodale del 1686 con la quale il patriarcato ecumenico concesse a Mosca diritti pieni sull’Ucraina. Cancellato tale documento, vengono a cadere tutte le rivendicazioni russe. Un passo intollerabile per Kirill, che infatti ha annunciato “una risposta appropriata e dura”. 

 

E la risposta appropriata e dura è arrivata al termine di una riunione del Santo sinodo – stavolta di Mosca – tenutasi ieri a Minsk. La chiesa ortodossa russa interrompe ogni legame con Costantinopoli, ha detto alla stampa Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca: “Non celebreremo in comune, i nostri sacerdoti non parteciperanno più alle liturgie con sacerdoti del Patriarcato di Costantinopoli”. Kirill – che mai come ora si trova in una posizione di debolezza, non solo perché sfidato apertamente da Bartolomeo I ma anche perché chiamato a governare le turbolenze che già da tempo agitano le sacre stanze moscovite – aveva anticipato domenica il tenore della reazione alla mossa del Fanar, unendo il trono e l’altare: “Siamo consapevoli di quanto sia difficile l’attuale situazione nella terra fraterna d’Ucraina. Ma crediamo che le forze secolari che mirano a distruggere la chiesa non avranno successo”.

 

I rischi che la frattura fagociti tutto, mischiando politica e religione, sono più che mai alti. Costantinopoli ne è consapevole – nonostante per prima abbia lanciato il sasso – e si appella “a tutte le parti coinvolte” affinché “evitino l’indebita appropriazione di chiese e monasteri e di ogni altro atto di violenza o rappresaglia”. A Mosca, dove la ferita non vuole saperne di rimarginarsi, si replica con toni apocalittici. Il portavoce Vladimir Legoyda, che già a settembre aveva dato un chiaro altolà ai desiderata di Bartolomeo I – si tratta di una “pesante e senza precedenti incursione nel territorio canonico del patriarcato di Mosca”, “un’azione del genere non può essere lasciata senza una risposta” – parla di decisione “catastrofica per l’intero mondo ortodosso” e sinistramente evoca il superamento della “linea rossa”. Quasi che una partita interna alla fluida realtà ortodossa sia comparabile a una guerra in corso che dietro di sé lascia macerie e morti. Hilarion alterna il bastone alla carota, annuncia misure senza precedenti e al contempo lascia aperta una porta alla possibilità che al Fanar cambino idea, del tutto consapevole che ciò non può più accadere, essendo ormai la “macchina” procedurale già messa in moto: “Speriamo che il buonsenso vinca e che il patriarcato di Costantinopoli cambi il suo atteggiamento, riconoscendo la realtà ecclesiastica esistente”. Intanto, il patriarcato di Mosca chiede a tutte le chiese locali di pensare una risposta adeguata all’atto “anticanonico” deciso a Costantinopoli.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.