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Il vescovo di Ratisbona: "Solo chi non conosce la propria fede può ritenere possibile un'integrazione dell'islam"

"L'islam è un fenomeno post-cristiano, che entra in scena con la pretesa di negare le verità centrali del cristianesimo", ha detto il presule tedesco. "L'occidente non è la mera addizione di culture differenti"

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Roma. Il teologo Rudolf Voderholzer dal 2012 è vescovo di Ratisbona, succeduto a mons. Gerhard Ludwig Müller, nominato da Benedetto XVI prefetto della congregazione per la Dottrina della fede. Qualche giorno fa, celebrando nella cattedrale cittadina la messa in occasione dell’anniversario della sua consacrazione episcopale, ha dedicato l’omelia allo stato dell’occidente.

 

Esso, ha detto il presule, “non è un’entità statica”, bensì “è cresciuto nel tempo, e ha fatto proprie molteplici influenze e culture, integrandole. L’occidente, tuttavia, non è la semplice somma, la mera addizione di culture differenti. Piuttosto, queste diverse influenze sono state cristianizzate”. Gli esempi, dopotutto, sono sotto gli occhi di tutti: “Il nostro calendario liturgico, la nostra stessa concezione del tempo, l’arte, la musica e la letteratura, la fondamentale distinzione della sfera secolare da quella spirituale son oimpensabili senza cristianesimo”. Perfino l’Illuminismo, ha aggiunto, “è impensabile senza gli elementi di illuminismo e de-divinizzazione di cui c’è già traccia nelle Sacre Scritture”.

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Ma è sul rapporto con l’islam in Europa, che mons. Voderholzer ha detto le parole più pesanti: “Per quanto si debba essere realisti, l’islam è un fenomeno post-cristiano, che entra in scena con la pretesa di negare le verità centrali del cristianesimo. La fede nella Trinità, l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo e la redenzione operata da Lui sulla Croce. Solamente chi non conosce o non prende sul serio la propria fede può ritenere possibile un’integrazione avanzata dell’islam in quanto tale”, ha chiosato il vescovo.

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