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Grillo attacca Mattarella per non dare ragione a Renzi

Massimo Bordin

Il ruolo avuto dal presidente nella formazione del governo brucia ancora. La soluzione che il M5s non può ammettere è nell'odiato referendum renziano 

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Il modo di esprimersi di Beppe Grillo è stato come sempre di rara volgarità, non per le “parolacce” ma per i paragoni, le immagini, la violenza dei concetti. La sua comicità in fondo consiste nel rappresentare l’orrido e grottesco modo di vedere il mondo di un tipo da bar, rancoroso e velleitariamente autoritario. Un po’ come Di Battista padre che interpellato dalla stampa al Circo Massimo, assicura che se gli venissero affidati pieni poteri risolverebbe rapidamente tutti i problemi del nostro paese. Ha detto proprio così, confermandosi un efficace interprete del modo di pensare grillino. Apparentemente la enormità delle castronerie pronunciate spostano i raduni pentastellati dal campo della politica a quello delle performance più o meno riuscite. Quando il capo la spara grossa, i sottocapi e i portavoce hanno pronta la giustificazione: “E’ un comico, ha il gusto della battuta, a volte esagera”. Ma non è vero. Si tratta di uno sguaiato doppio binario di comunicazione che ha una radice politica. Per esempio sui poteri del presidente della Repubblica, le limitazioni proposte da Grillo appaiono stravaganti. E’ evidente che brucia ancora, e questo si vuol far pagare a Sergio Mattarella, il ruolo avuto dal presidente nella formazione del governo che, per quanto possa essere apparso ad altri perfino troppo accondiscendente, al M5s non è andato giù. E’ quel ruolo che vogliono annullare ma per farlo dovrebbero prendere in considerazione le proposte di rafforzamento dell’esecutivo contenute nell’odiato referendum renziano. Dunque meglio parlare a vanvera di forze armate e Csm.

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