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L'equivoco di Gadda utile per esprimere solidarietà a Vitiello

Massimo Bordin
Nel libro di Giulio Cattaneo “Il gran lombardo”, sulla vita di Carlo Emilio Gadda, è raccontato un istruttivo equivoco fra i tanti nei quali quotidianamente cadeva l’ingegnere milanese trapiantato nel mondo letterario romano.
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Nel libro di Giulio Cattaneo “Il gran lombardo”, sulla vita di Carlo Emilio Gadda, è raccontato un istruttivo equivoco fra i tanti nei quali quotidianamente cadeva l’ingegnere milanese trapiantato nel mondo letterario romano. Un dopocena in una bella casa, ospitale per il mondo della letteratura e del cinema della Roma che si dedicava alla dolce vita prima del crepuscolo della grande bellezza. Gadda vi si muove a disagio ma si ritiene in dovere di rispondere e dare corda a un interlocutore che trova più interessante fra gli altri ospiti. La cosa non passa inosservata e poco dopo gli si affianca un emissario del “politicamente corretto” dell’epoca per sussurrargli che la persona con cui sta parlando è un giornalista legato a Confindustria. Vuole essere una messa in guardia ma Gadda, racconta Cattaneo, ne equivoca il senso, perché per lui uno “legato a Confidustria” non poteva che essere una persona seria e dunque guarda il suo interlocutore  con ulteriore rispetto. Equivoco istruttivo, oltre che esilarante. Tutto ciò per esprimere solidarietà a Guido Vitiello, che i lettori di questo giornale conoscono e certo apprezzano, trattato sul sito del movimento di Antonio Ingroia come “uno stipendiato di Confindustria” per un articolo che non è piaciuto ai fan del pm dei due mondi. Gadda, fosse stato ancora vivo, avrebbe considerato Vitiello con maggiore attenzione. E forse avrebbe scritto un libro sul dottore Ingroia. Sicuramente sarebbe stato un capolavoro.
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