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L'editoriale dell'elefantino

La censura in Florida mostra cosa succede quando i diritti avviliscono i corpi

Giuliano Ferrara

Alla Tallahassee Classical School hanno licenziato un insegnante che aveva mostrato il David: per i genitori equivaleva a pornografia. A forza di idealizzare la donna siamo diventati incapaci di guardare la realtà

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Facile parlare tutto il tempo del corpo delle donne, salvo quelle piccolissime fotografate nel corpo delle donne prima di un aborto, facile parlare di violenza femminicida, di molestie e altre schifezze, spesso in totale e beata autonomia dalla realtà delle cose. Più difficile parlare del corpo del maschio, nel caso in questione quello del David di Michelangelo (ha scritto T. S. Eliot che “in the room the women come and go talking of Michelangelo”). A Gerusalemme gli ortodossi non lo vollero, gli preferirono quello vestito del capobottega del Maestro, il Verrocchio. Alla Tallahassee Classical School, in Florida, hanno licenziato l’insegnante Hope Carrasquilla, su istanza di genitori kirillomani e cancellatori di cultura convinti che far lezione su quei cinque metri di marmo dei primi del ’500 equivalga a fare pornografia con grave nocumento per gli allievi.

 

Questi mutandoni non sono una novità, tutt’altro, ma nel presente contesto spiccano e spiegano molto. Eppure quello di David non è un corpo binario, forse è addirittura un simbolo intersezionale. Bianco è bianco, maschio è maschio, in affitto è in affitto, per la cura della Repubblica di Firenze e del suo Gonfaloniere, il principale di Machiavelli in predicato di essere travolto dal ritorno della famiglia Medici, ma che non contenga un elemento di sensualità femminile è difficile a stabilirsi con certezza. Vederlo come un marchettone infoiato è forse limitativo, parla a bassa voce dell’occhio che guarda. Il Golia che non si vede ma è lì pronto alla sfida, un tipo umano che non interessava l’artista sommo di tutti i tempi, al quale perfino Leonardo rimproverava una sospetta insistenza sui particolari anatomici del corpo, ecco, quello dovrebbe essere un maschio Alfa, un Polifemo degno dei sogni erotici binari. Il caro David no, ha delle Veneri classiche una grazia non genetica, non legata alla compresenza di femmina e maschio in tutti gli esseri umani, ma artistica, tormentata, estatica, per citare il banale michelangiolesco corrente. La morale della favola è che nessuno ha inventato la non binarietà, il queer, e perfino l’omosessualità, quello che si è di recente inventato è un codice, che non ha niente di marmoreo, e che al contrario della statua fatale è alto un cinque centimetri appena.

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Un codice di diritto e desiderio fatto apposta per normalizzare e liquidare la grandezza delle inibizioni, della tormentata dissimulazione, della verità delicatamente velata, della cultura che tiene conto dei corpi fino all’atomismo lucreziano e non dimentica l’anima venerea dell’umanità, tutti e tutte come si dice adesso dimentichi del borghesissimo mesdames et messieurs, hominum divumque voluptas. Così le inibizioni tornano piccine, invece di produrre il bello assoluto scatenano il brutto kirillico senza confini, a occidente come a oriente, ahimè, e segnalano un pezzo in declino, quello della Florida di Ron DeSantis, di una Repubblica fragile, intontita dall’idea che si possa cancellare quanto di meglio sia stato scolpito nella roccia. C’è chi vede nel David michelangiolesco la fede, sola arma nella sfida col gigante, chi no, a quella vetta teologica non arriva. Comunque stiano le cose, sta di fatto che a forza di idealizzare la donna e la procreazione, sottraendole alla loro realtà che è anche fattrice naturale, difesa nel rito latino solo dalla Chiesa cattolica e solo fino alla Humanae Vitae di Paolo VI (1968), i diritti e le libertà sfociano nell’avvilimento di un gran bel corpo maschile e delle sue movenze femminili. Equivoca soluzione binaria di un rebus libertario un po’ astratto.

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