Ella Carter, la cognata di Archie Battersbee, davanti al Royal London Hospital il 2 agosto 2022 a Londra (GettyImages) 

La morte di Archie Battersbee e lo stato che sostituisce i genitori nel decidere il “miglior interesse” dei figli

Giulio Meotti

L'Inghilterra fermò un regime devoto all’uccisione eugenetica dei bambini portatori di handicap. Ora soverchia genitori che chiedono per i figli soltanto una stanza e una fine che non passi dal soffocamento

I minori in Inghilterra possono abortire e cambiare genere senza il consenso dei genitori. Da tre anni l’Inghilterra ha anche stabilito il passaggio dal “diritto di morire”, in cui i genitori decidono della vita di un bimbo malato come in Olanda e Belgio, all’antico “dovere di morire” contro la volontà dei genitori. Vinta nell’opinione pubblica la battaglia a favore della “dolce morte”, l’unico argine a derive eutanasiche pediatriche omissive era la naturale inclinazione dei genitori verso la cura incondizionata del figlio. Per questo sarebbe facile e un errore liquidare Archie Battersbee come un caso isolato. Viene dopo Charlie Gard, condannato a morire contro il volere del padre e della madre che lo volevano portare negli Stati Uniti; dopo Alfie Evans e Isaiah Hastruup, dopo Pippa Knight e Alta Fixsler, due anni, ricoverata all’ospedale Royal Children di Manchester per un danno neurologico, lasciata morire per volontà medico-legale nonostante la battaglia dei genitori ebrei ortodossi e il tentativo di Israele di darle l’assistenza che i suoi chiedevano. “Alta Fixler era viva e ha respirato da sola per 90 minuti dopo che il tubo di respirazione è stato rimosso”, ha scritto il rabbino Elisha Greenbaum. “Secondo la legge ebraica, tutti hanno diritto all’idratazione, alla nutrizione e alla respirazione e la rimozione di quel tubo di respirazione equivale a un omicidio”, ha scritto Greenbaum. “Posso accettare che altri possano avere punti di vista diversi, ma come potrebbe la società contemporanea non rispettare un’altra prospettiva su ciò che costituiva il miglior interesse di Alta?”.

 

Per questo il cattolico Anscombe Bioethics Centre di Oxford ieri ha chiesto una “legge Charlie” che renda più facile per i genitori prendere parte alle decisioni di vita o di morte sui figli: “Nessuno suggerirebbe di seppellire qualcuno che ‘molto probabilmente morto’”, come hanno detto medici e giudici nel caso di Archie. Tafida Raqeeb, che ora ha sette anni, rimane gravemente disabile, ma le sue condizioni sono costantemente migliorate da quando l’Inghilterra consentì ai genitori di portarla a Genova ed è oggi in grado di respirare senza ventilatore e di comunicare con i genitori.

 

Marc Thiessen sul Washington Post ha spiegato quanto è grave quando lo stato prende il posto dei genitori nello stabilire il “miglior interesse” dei figli. “Immagina che tuo figlio giaccia in un ospedale con una misteriosa malattia al cervello. In quanto genitore, dovresti poter decidere se continuare il trattamento? O lo stato dovrebbe avere il potere di prevalere?”. Nel sistema americano, scrive Thiessen, lo scopo dello stato è proteggere i diritti inalienabili alla vita e alla libertà. “Ma in Gran Bretagna lo stato ha il potere di calpestare la vita e la libertà e condannare a morte un bambino disabile”. Nel caso di Alfie, i medici avevano detto alla corte che avrebbe potuto “essere in grado solo di una manciata di respiri e sopravvivere solo pochi minuti senza ventilazione”. Alfie ha  lottato  per cinque giorni senza supporto vitale. “Chi ha dato allo stato britannico il diritto di determinare che tipo di vita vale la pena vivere e per quanto tempo?” chiede Thiessen. 

    
Nikolaus Haas, il medico tedesco che si era offerto di prendersi cura di Alfie e di Archie, ha detto: “Grazie alla nostra storia in Germania abbiamo appreso che ci sono alcune cose che semplicemente non si fanno con i bambini gravemente handicappati e a non decidere che il supporto vitale debba essere ritirato contro la volontà dei genitori”. L’Inghilterra ha risposto che le parole di Haas sono “incendiarie”. In effetti, Londra fermò un regime devoto all’uccisione eugenetica dei bambini portatori di handicap. Ora soverchia genitori che chiedono per i figli soltanto una stanza e una fine che non passi dal soffocamento e dal diventare blu, come è successo ad Archie.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.