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Liberté, ma non per te. Giurista della Sorbona critica le nozze gay: indagato

Il professor Mardirossian: "Le porte sono aperte e non ci sono più limiti, c’è una potente corrente. E’ una scelta sociale. E la legge arriverà a legittimare la scelta che facciamo"

Giulio Meotti

Una legge arrivata all'Assemblea nazionale punta intanto a eliminare l’obiezione di coscienza sull’aborto e a estenderlo da 12 a 14 settimane

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All’università si dice e si insegna di tutto. Ma non si può mettere in discussione il matrimonio gay. Racconta il Monde che la procura di Parigi ha aperto un fascicolo sul giurista della Sorbona Aram Mardirossian per “incitamento all’omofobia e alla transfobia” (sei mesi di carcere e 22.500 euro di ammenda).

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All’università si dice e si insegna di tutto. Ma non si può mettere in discussione il matrimonio gay. Racconta il Monde che la procura di Parigi ha aperto un fascicolo sul giurista della Sorbona Aram Mardirossian per “incitamento all’omofobia e alla transfobia” (sei mesi di carcere e 22.500 euro di ammenda).

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Il 29 settembre, il professore di Storia del diritto descrive gli sviluppi del diritto di famiglia agli studenti del secondo anno. Video pirata del corso finiscono sui social. Mardirossian cita la storica legge del 2013. “Il matrimonio per tutti, sono contrario, ma ci sono persone favorevoli”. Mardirossian spiega che “uno dei fondamenti della legge è la non discriminazione”. Mardirossian discute il caso di un uomo transgender che ha chiesto alla Cassazione di essere riconosciuto come madre, “una cosa totalmente folle” per il giurista. “Non ci sono più limiti”. Mardirossian spinge la discussione ai limiti del paradosso. E se uno volesse sposare il proprio cavallo, considerandolo “persona”? E la poligamia? “Tutto ciò per dire che le porte sono aperte e non ci sono più limiti, c’è una potente corrente. E’ una scelta sociale. La legge arriverà a legittimare la scelta che facciamo”. 

 

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Studenti organizzano picchetti in facoltà. Thomas Clay, presidente ad interim della Sorbona, condanna il professore. Sull’intranet, Mardirossian spiega che “la Costituzione garantisce libertà di espressione ai professori” e sostiene di  non aver mai infranto la legge. “Non ho mai messo omosessualità e  zoofilia sullo stesso piano. Si trattava di illustrare l’evoluzione pressoché illimitata del diritto di famiglia”. Per François-Guy Trébulle, direttore della scuola di Giurisprudenza della Sorbona, “in linea di principio è legittimo porre la questione dei confini della famiglia”. Il Guardasigilli, Eric Dupond-Moretti, deferisce il caso alla procura. Frédéric Potier, delegato del governo all’anti discriminazione, dice che “l’odio anti lgbt non ha posto alla Sorbona”. Mardirossian parla di “processo per stregoneria, mi trovo davanti alla più parziale delle giurie, la folla anonima e odiosa dei social”. Un professore di Filosofia, Philippe Soual, si era già visto cancellare un corso su Hegel dall’ateneo Jean Jaurès di Tolosa, accusato di essere un “portavoce della Manif pour tous”, il movimento che ha riempito le piazze per manifestare a favore dell’unicità del matrimonio tra uomo e donna. E all’Università di Bordeaux non ha potuto parlare di “riproducibilità dell’essere umano” la psicoanalista Sylviane Agacinski, critica dell’utero in affitto.

 

Oggi un disegno di legge per ampliare i termini temporali dell’aborto, già adottato in commissione Affari sociali, arriva all’Assemblea nazionale. Deputati ecologisti e macroniani ne chiedono l’estensione  dalla  dodicesima alla quattordicesima settimana di gravidanza. E’ la prima grande modifica a 45 anni dalla legge Veil. E sebbene il numero di aborti batta ogni anno il record, la legge prevede l’eliminazione dell’obiezione di coscienza per i medici. Secondo Le Canard enchaîné, Emmanuel Macron sarebbe “furioso” per questa accelerazione.  Ma come ha detto Jean Lafitte, che Benedetto XVI (cui impedirono di parlare alla Sapienza) volle alla  Pontificia accademia per la vita, “una società  tollerante non può  tollerare  l’obiezione di coscienza perché questa stessa società  non è  più  nella posizione di accettarne, onorandoli, i valori superiori  che si esprimono in essa”. In nome del moralismo politico, la società sceglie valori consensuali per cui se la maggioranza decide una cosa, quella è la verità.

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