PUBBLICITÁ

"L'eutanasia non conosce limiti etici". Intervista al pioniere olandese della "buona morte"

Il dottor Keizer: "Ti ci abitui. Se lo fai tre volte alla settimana diventi sempre più abile". Il Papa contro questo "omicidio"

Giulio Meotti

La sua prima iniezione letale nel 1984. Nell'ultimo anno ha somministrato l'eutanasia a 16 persone. "La preoccupazione per il 'pendio scivoloso' è comprensibile"

PUBBLICITÁ

Roma. “In dieci anni, la richiesta di eutanasia raddoppierà in Olanda”, dichiara Steven Pleiter, a capo dell’Expertisecentrum Euthanasie (ex clinica di fine vita) dell’Aia, in un’intervista a Trouw. Pleiter spiega che, con l’invecchiamento della popolazione, i casi annuali di eutanasia saliranno a dodicimila. Trenta al giorno. Quest’anno sono stati 6.361, il quattro per cento dei decessi totali. Potrebbero arrivare al dieci per cento. Una società che amministra la morte. “Mi aspetto che le cifre raddoppino nei prossimi otto anni”. Pleiter ha anche definito “inaccettabile” che i malati psichiatrici debbano aspettare due anni e ha esortato il ministro della Salute, Hugo de Jonge, a “collaborare a un piano delta per la psichiatria e l’eutanasia”. Oggi la clinica impiega sette psichiatri, ma ne servono molti di più. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. “In dieci anni, la richiesta di eutanasia raddoppierà in Olanda”, dichiara Steven Pleiter, a capo dell’Expertisecentrum Euthanasie (ex clinica di fine vita) dell’Aia, in un’intervista a Trouw. Pleiter spiega che, con l’invecchiamento della popolazione, i casi annuali di eutanasia saliranno a dodicimila. Trenta al giorno. Quest’anno sono stati 6.361, il quattro per cento dei decessi totali. Potrebbero arrivare al dieci per cento. Una società che amministra la morte. “Mi aspetto che le cifre raddoppino nei prossimi otto anni”. Pleiter ha anche definito “inaccettabile” che i malati psichiatrici debbano aspettare due anni e ha esortato il ministro della Salute, Hugo de Jonge, a “collaborare a un piano delta per la psichiatria e l’eutanasia”. Oggi la clinica impiega sette psichiatri, ma ne servono molti di più. 

PUBBLICITÁ


La prima “buona morte” del dottor Bert Keizer, uno dei medici della clinica, risale al 1984. Al tempo, l’eutanasia era illegale, come rare erano le inchieste. L’anno scorso, Keizer ha personalmente somministrato la morte a sedici persone. “Ti ci abitui. E’ come posare il parquet o organizzare un matrimonio. Se lo fai tre volte alla settimana diventi sempre più abile”. In un articolo su Ntgv, la rivista dell’Associazione medica olandese, Keizer ha appena scritto: “La preoccupazione per il ‘pendio scivoloso’ è comprensibile. Dopo terminali, malati cronici, psichiatrici, persone in diversi stadi di demenza, anziani con accumulo di disturbi e ora   senza gravi malattie… Ogni volta che veniva tracciata una linea, veniva anche superata”. Sui media britannici, le parole di Keizer sono state interpretate come un altolà all’eutanasia, ma non è così. “Volevo sollevare un dilemma etico”, spiega Keizer al Foglio. “Nel 1994 scrissi  un libro a favore dell’eutanasia, ero alla Bbc e mi chiesero: ‘Quante persone hai ucciso?’”. 

 

PUBBLICITÁ

Il dottor Keizer intendeva dunque fare chiarezza: è vero, noi olandesi abbiamo varcato ogni precedente linea rossa sull’eutanasia, ma lo abbiamo fatto decidendo per noi stessi e in nome della compassione. “L’argomento che volevo sollevare è che abbiamo iniziato con i morenti, i malati terminali, e siamo finiti con l’Alzheimer, la depressione…”, continua Keizer parlando col Foglio. “Oggi facciamo eutanasie che, quarant’anni fa, avremmo definito inaccettabili e impossibili. Spingiamo il limite sempre più in là, ‘me too me too, anch’io soffro’, e dovremmo essere preoccupati di quello che sta succedendo. Ogni medico qui ha il diritto di dire ‘no’. Ho lavorato per la clinica dell’eutanasia all’Aia e a spingermi è la compassione”. Il Papa due giorni fa l’ha invece definita “omicidio che non tollera complicità”.  


Settantatré anni, Keizer lavora in quella che una volta si chiamava “Clinica del fine vita” e  ora è stata ribattezzata “Expertisecentrum Euthanasie” (900 eutanasie all’anno). Il dottor Keizer commina l’eutanasia anche alle persone con Alzheimer. “Quando chiedono la morte, sono coscienti. Non aiuterò una persona con demenza che non sa più di cosa sta parlando. Non riesco a guardarla negli occhi e a farle un’iniezione”. Adotterete una legge sull’eutanasia dei bambini, come in Belgio? “E’ possibile. Io personalmente non ho mai fatto l’eutanasia ai bambini”. La tesi di Keizer è che il dilemma etico esiste, ma  viene superato dalla realtà. “Dobbiamo preoccuparci dell’eutanasia, ma dobbiamo farla. Hanno ragione i critici inglesi quando dicono che abbiamo iniziato con pochi casi e  ora ne abbiamo migliaia e sempre nuove categorie. Ma quando parliamo di ‘eticamente accettabile’, è la comunità che decide cosa è bene, cosa è giusto, ne parla, legifera, per questo l’eutanasia è diversa in ogni paese. Quello che è ‘etico’ oggi cambia in continuazione. Prenda l’aborto, qui ora si può abortire fino a che il feto ha venti settimane di vita. O la ricerca sugli embrioni. Così, già oggi l’eutanasia è una normale procedura medica”. E il Giuramento di Ippocrate? “In Olanda è stato abolito nel 1861”, conclude Keizer. Al di là di cosa se ne pensi, quello che ci dice il pioniere olandese della “dolce morte” è  che, una volta imboccata la strada dell’eutanasia, non c’è modo di tornare indietro e che ci troviamo di fronte a  un iceberg, fluttuante e silenzioso sotto la superficie di una realtà inconfessata, di cui non si riesce  a vedere tutta la massa sommersa e dalle conseguenze indesiderabili, ma che esiste e contro cui, prima o poi, ci schianteremo.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ