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Niente scandalo Johnson. Da anni il Regno Unito usa la “potatura” negli ospedali

Giulio Meotti

Il premier sul Covid-19 ha lasciato intravedere una soluzione diventata prassi consolidata nella medicina britannica

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Roma.Molte famiglie perderanno i loro cari prima del tempo”, aveva detto venerdì scorso il premier britannico Boris Johnson generando non poco scandalo, mentre annunciava la risposta – morbida – del Regno Unito alla pandemia (di ieri la retromarcia, con l’annuncio di alcune misure restrittive: viaggi solo se necessari, lavoro da casa “per chiunque possa”, pub, teatri e club da evitare). Nulla di scandaloso, in verità, in quelle parole.

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Roma.Molte famiglie perderanno i loro cari prima del tempo”, aveva detto venerdì scorso il premier britannico Boris Johnson generando non poco scandalo, mentre annunciava la risposta – morbida – del Regno Unito alla pandemia (di ieri la retromarcia, con l’annuncio di alcune misure restrittive: viaggi solo se necessari, lavoro da casa “per chiunque possa”, pub, teatri e club da evitare). Nulla di scandaloso, in verità, in quelle parole.

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Qualche anno fa Johnson invocò un “approccio Dignitas” (la clinica per l’eutanasia) per ridurre il numero dei peer alla Camera dei Lord, una soluzione “radicale” per ridurne dimensioni e costi, prima di suggerire che potesse essere perseguito un “piano volontario di eutanasia”. E usò quel termine, pruning, potatura. Johnson sul Covid-19 ha lasciato intravedere una soluzione diventata prassi consolidata nella medicina britannica. Il giudice Anthony Paul Hayden, a sostegno della sua decisione di lasciare morire il piccolo Alfie Evans di fame e di sete, ha citato una linea guida pubblicata dal Royal College of Paediatrics and Child Health della Gran Bretagna (“Making Decisions to Limit Treatment in Life-limiting and Life- threatening Conditions in Children: A Framework for Practice”) che consente espressamente che i trattamenti per il mantenimento in vita siano negati ai bambini se la loro “qualità di vita” è ritenuta insufficiente. E prima di Evans c’era stato un altro bimbo, Charlie Gard.

 

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Il trattamento ha un nome, “Liverpool Care Pathway” (Lcp), e un medico di fama, il professor Patrick Pullicino, ha dichiarato di avere personalmente salvato la vita di pazienti sottoposti all’Lcp, da qualcuno ribattezzato “la strada verso la morte”. I medici britannici starebbero terminando prematuramente la vita di migliaia di pazienti ospedalieri anziani perché sono difficili da gestire o per liberare i letti, ha denunciato il professor Pullicino. Ci sono circa 450 mila morti in Gran Bretagna ogni anno, persone che sono in ospedale o sotto cure del servizio sanitario. Circa il 29 per cento – 130 mila — sono di pazienti entrati nel protocollo Lcp, che secondo Pullicino è diventato “un percorso di morte assistita piuttosto che un percorso di cura”. Pullicino, docente di neuroscienze cliniche all’Università del Kent, lo ha denunciato in una conferenza alla Royal Society of Medicine di Londra. “Molto probabilmente molti pazienti anziani che potrebbero vivere più a lungo vengono uccisi dall’Lcp”, ha detto. “Se accettiamo il Liverpool Care Pathway accettiamo che l’eutanasia faccia parte del modo standard di morire in quanto è ora associata al 29 per cento dei decessi del servizio sanitario”.

 

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Già Peter Millard, professore emerito di geriatria all’Università di Londra, aveva messo in guardia dall’eutanasia surrettizia giustificata da interessi economici e usata nel trattamento di pazienti vulnerabili. Questa settimana due studiosi inglesi, David Shaw delle università di Basilea e Maastricht, e il professor Alec Morton, dell’Università scozzese di Strathclyde, hanno presentato tre argomenti a favore dell’eutanasia sulla rivista Clinical Ethics. “Il secondo argomento è che le risorse usate dai pazienti a cui viene negata la morte assistita potrebbero essere utilizzate per fornire anni di vita aggiuntivi (positivi) adeguati alla qualità per i pazienti in altre parti del sistema sanitario che desiderano continuare a vivere e migliorare la loro qualità di vita”, si legge. Calcolano anche quanto si possa risparmiare. “Se solo un terzo di questi costi potesse essere risparmiato attraverso la morte assistita, a livello del Regno Unito, si tradurrebbe in 74 milioni di sterline nello scenario più elevato e 7,4 milioni nel più basso”. Forse lo stiamo facendo anche noi, selezionare e lasciare andare i pazienti (come ha detto Giorgo Gori). Ma gli inglesi sono da anni pronti a questo scenario.

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