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Giuseppe Trump

Roberto Maroni

Il Conte che piace all'America è quello libero dal giogo dei vicepremier

In attesa di sapere se il nuovo governo nasce (e se un centrodestra frastornato riuscirà a tornare compatto) mi avventuro nel campo delle relazioni tra America e Italia. Parlo dell’endorsement fatto da Trump a Giuseppe Conte, con un tweet che ha sorpreso molti. Molti ma non me. Mi spiego. Nella mia lunga attività di governo (soprattutto da ministro dell’Interno) ho imparato a conoscere la politica americana, con le sue strategie e le sue stranezze. L’attuale inquilino della Casa Bianca ama condizionare pesantemente gli equilibri mondiali, e per non sbagliare ha messo il timone della politica estera nelle mani di skipper capaci e ascoltati: la rete diplomatica, ovviamente, guidata da persone di stretta osservanza, ma anche la potente e riservatissima Intelligence Community, con a capo la Cia. Ecco, il sostegno americano a Conte è frutto delle valutazioni fatte dagli skipper trumpiani sui dossier che interessano molto Washington e che sono ora sul tavolo di Palazzo Chigi. Due in particolare: i rapporti con la Cina (5G e dintorni) e quelli politici con Putin e la Russia. Nel tweet di Trump il nome di Conte è stato duplicato in “Giuseppi”. Lapsus calami? No, messaggio chiaro: il Giuseppe che ha governato sin qui interessa poco, condizionato com’era dai due azionisti gialloverdi. Quello che si accinge a governare adesso piace molto, perché considerato più libero da vincoli di partito e quindi più disponibile a dare ascolto a The Voice of America. Mai come oggi, allora: stay tuned.

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