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Bandiera Bianca

La Maturità si è trasformata in un ballo in maschera: è ora di abolirla

Antonio Gurrado

Dall'esame insuperabile ideato da Giovanni Gentile alla recita di chi finge di valutare e di chi finge di aver paura. Ecco perché dovremmo smetterla di prenderci in giro

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Per celebrare degnamente il centenario dell’esame di maturità, aboliamolo. Lo so che lo scrivo tutti gli anni; è il mio delenda Carthago. Quando Giovanni Gentile l’aveva ideato, nel 1923, l’esame era fatto per non essere superato: infatti, in quella lontana prima edizione, le quattro prove vertevano su tutte le materie, bisognava portare i programmi dell’intero triennio, e la commissione, oltre che completamente esterna, era per lo più composta da docenti universitari. Non sorprende che lo passasse più o meno un candidato su due. Un secolo dopo, l’esame è fatto per non bocciare nessuno: col ritorno alla normalità pre-Covid, le tre prove vertono su una selezione delle materie, basta portare i programmi dell’ultimo anno, all’orale i candidati devono tenere un monologo in cui inanellano argomenti a piacere, e la commissione, metà interna metà esterna, è composta da docenti di liceo giustamente benevoli verso i propri alunni o giustamente cauti nei confronti di quelli altrui. Non sorprende che lo passi il 99 e rotti per cento dei candidati, ma dubito che la stessa percentuale sappia per lo meno cosa significa delenda Carthago.

Quello che inizia domani non è neanche più un rito di passaggio, come si diceva una volta per spacciarlo da male necessario; è un ballo in maschera, una recita che per tre settimane coinvolge quattordicimila commissioni che fingono di valutare severamente e mezzo milione di studenti che finge di avere paura. Per questo, dopo cent’anni, sarebbe ora di disfarsene definitivamente: nei fatti lo abbiamo già abolito, stiamo solo continuando a pagarlo.

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