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bandiera bianca

Art attack in salsa verde

Antonio Gurrado

Due attivisti si sono incollati alla cornice di un quadro alla National Gallery di Londra per protestare contro il petrolio. A cosa serve un'azione del genere?

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Due ventenni di Brighton sono andati apposta fino alla National Gallery di Londra per incollarsi alla cornice di un quadro di Constable (“Il carro di fieno”, 1821) dopo averlo coperto con una finta tela che lo trasformava in dipinto distopico, con carcasse di automobili e fiumi asfaltati. Ovviamente i due ventenni di Brighton – sono cretini, sì, ma non volevo dire questo – ovviamente i due ventenni di Brighton sono ambientalisti: appartengono alla corrente Just Stop Oil e, presumo, per equivoco semantico devono aver fatto confusione fra il petrolio e la pittura a olio.

  

  

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Ma il vero succo dell’evento è la domanda che uno di loro ha posto dopo l’intervento delle forze dell’ordine al museo (e dopo la fatica fatta per liberarli, dato che si erano letteralmente incollati col Superattack): “Quando non c’è acqua, quando non c’è cibo, quando le persone soffrono, a cosa serve l’arte?”. Eh, caro mio, gli avrei risposto trattenendo gli scapaccioni, da quando l’uomo era nelle caverne in cui volete ricacciarlo l’arte serviva a consolarlo dalla bruttezza, dalla sofferenza, da tristezza e povertà. E, in un mondo senza acqua né cibo, con milioni di persone che soffrono, a cosa servono invece due ambientalisti appiccicati a un quadro?

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