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bandiera bianca

Dal Parco Nord al Parco No

Antonio Gurrado

Il nuovo regolamento proposto per la sterminata area verde al confine settentrionale di Milano è pieno di proibizioni. Ma per divertirsi c'è sempre la monnezza

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Tra un po’, quando non si vorrà fare qualcosa, si potrà andare a Parco Nord. Forse per contenere gli entusiasmi di una delle ultime città felici d’Italia, la direzione della sterminata area verde al confine settentrionale di Milano ha proposto un nuovo regolamento irto di proibizioni. Non appena entrerà in vigore, si potrà andare a Parco Nord per non prendere il sole in topless, per non far volare droni, per non praticare una serie di sport incluso il cricket, per non ascoltare musica sopra una data soglia di decibel, per non far sgambare i cani al di fuori delle due aree indicate, per non fumare a meno di tot metri dal prossimo, per non cogliere fiorellini né foglioline, eccetera eccetera eccetera.

In attesa dunque che il regolamento venga approvato dalle associazioni locali (e che magari l’area verde venga ribattezzata Parco No), ai visitatori resterà comunque consentita un’attività fondamentale: portarsi la spazzatura a casa, in assenza di cestini in cui riporre i rifiuti. Il tutto per tutelare gli ecosistemi del parco e incrementarne la biodiversità. Biodiversità da cui resterebbe esclusa, purtroppo, l’unica forma di vita che mi piacerebbe incontrare a Parco Nord: una fumatrice che giochi a cricket dimenandosi a suon di musica e che, sfilandosi il reggiseno per abbronzarsi meglio, lo lasci appeso a un ramo perché non trova un cestino dove gettarlo definitivamente.

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