Bandiera bianca

Ferragosto elettorale a Milano

Antonio Gurrado

Si preannuncia una campagna autoreferenziale, vuota e del tutto disancorata dalla realtà, in cui non c’è altro contenuto che l’ingiunzione a votare per questo o per quello. Un po’ come il vecchio “bevete Coca Cola”

Non so voi ma a Ferragosto io ho fatto un tour della prossima campagna elettorale, esplorando Milano alla ricerca dei primi banner pubblicitari per le comunali d’autunno. Ne è emerso, prendendoli alla lettera, che la città deve rinascere e ripartire, secondo un partito, e che l’intera nazione ha bisogno di riscatto (qualcuno l’avrà rapita, è il sottotesto) secondo un altro. Più mi addentro più la tautologia si sfrena, al punto che un altro partito ancora si limita a incrementare la quidditas locale aggiungendo un “più” davanti al nome della città.

 

Qualche candidato rispolvera il sempiterno “la forza del fare”, che vuol dire tutto e niente; qualcun altro azzarda “il tuo amico per Milano” ma ingenera qualche confusione facendosi fotografare con un pastore tedesco. Mi colpisce per vaghezza un “la tua città e il tuo quartiere” che però, aggiustandomi gli occhiali, scopro essere un “la tua città è il tuo quartiere”, cosa che mi inquieta poiché sembra presagire nuovi lockdown e, chissà, magari un “la tua città è il tuo monolocale”. Si annuncia insomma una campagna autoreferenziale, vuota e del tutto disancorata dalla realtà, in cui non c’è altro contenuto che l’ingiunzione a votare per questo o per quello, un po’ come il vecchio “bevete Coca Cola”: con la differenza che bere Coca Cola può essere un atto gradevole di per sé, votare dovrebbe invece presupporre una scelta ponderata, consapevole e gravida di conseguenze.

 

Cavalca parossisticamente questa tendenza un candidato che si presenta con faccia, nome, simbolo del partito e la scritta “consigliere comunale”, senza spiegare né perché né percome, puntando sulla suggestione o forse sull’ipnosi. Non trovo per ora nessun annuncio del MoVimento 5 Stelle, probabilmente tuttora impegnato a cercare di tradurre in italiano la famosa lettera in cui Giuseppe Conte prospettava le proprie idee su Milano.

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