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Storia dell'orso bianco più triste del mondo

Antonio Gurrado
Sono tristissimo però sono un orso, quindi di tanto in tanto mi ricordo dell'istinto di avventarmi sull'uomo e mi scaglio contro i clienti di un enorme centro commerciale cinese nel quale mi hanno rinchiuso in un acquario.
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Ciao, sono l'orso più triste del mondo e, anziché fare conversazione, preferirei tornare a sdraiarmi nell'angolo di acquario cui mi hanno destinato in un enorme centro commerciale cinese; preferirei rimpicciolirmi e restare lì, in attesa della morte, mentre i clienti passano e mi fotografano con curiosità perché sono bianco.

 

Sono tristissimo però sono un orso, quindi di tanto in tanto mi ricordo dell'istinto di avventarmi sull'uomo e mi scaglio contro i clienti: loro ridono e continuano a fotografarmi, simulando caso mai lo spavento e incrementando gli “Oh” di meraviglia, perché ci separa una vetrata contro la quale posso solo spalmarmi urlando a muso alto la mia disperazione. Allora per la vergogna torno a nascondermi nell'angolo ma non posso, perché casa mia è circondata da quattro pareti trasparenti attorno alle quali vanno e vengono i clienti del centro commerciale, che arrivano per spiare il mistero della tristezza dell'orso bianco e ne approfittano per fare qualche acquisto alle spalle della mia onta.

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Morte che ci rendi uguali, arriva presto perché non sopporterò a lungo che la mia vita sia messa in vetrina per essere perennemente osservata e per garantire qualche vendita in più a commercianti che sfruttano cinicamente la mia cattività, come se fossi un qualsiasi uomo iscritto ai social network.

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