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Messina male comune

Redazione
Il sindaco benecomunista (sull’acqua) mette sotto assedio la sua città
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Negli anni 70 manifesta “nelle città europee maggiormente militarizzate”. Nel 1982 a Comiso contro la base Nato. Nel 1991 istiga a disertare nella guerra del Golfo. Tra il 1992 e il 1995, con il “Comitato messinese per la Pace e Disarmo unilaterale”, è contro la guerra in Bosnia-Erzegovina. Tra i fondatori del movimento “No Ponte”, nel 2002 si arrampica sul pilone di Torre Faro. Attivista per i diritti civili, l’ambiente e “nella lotta alle mafie” (plurale). Col Movimento Nonviolento il 21 maggio 2008 “promuove la causa del popolo tibetano”. Il 27 ottobre “in presenza del procuratore capo Guido Lo Forte e del comboniano missionario Alex Zanotelli affigge personalmente la targa dedicata a Graziella Campagna realizzata dall’artista ceramista Cecilia Caccamo”. Il 5 dicembre 2009 è sul palco del “No Berlusconi day”. Il 26 marzo 2009 lancia la campagna “La natura ci salverà” e “con l’ausilio di studenti e rom, armato di vanghe e zappe, pianta alcuni alberi”. Il 18 agosto 2012 manifesta col “Comitato Addiopizzo”; il 30 dicembre contro “l’abete natalizio in piazza Cairoli”.

 

E già fin qui le 3.700 parole di biografia su Wikipedia di Renato Accorinti, sindaco di Messina dal 2013, si pongono tra il Mahatma Gandhi e Antonio Ingroia. E’ però col referendum del 2011, “con il chiaro invito a votare sì per l’Acqua bene comune”, che decolla la candidatura a sindaco. Infatti a Messina l’acqua è tanto bene comune da lasciare la città a secco per una settimana (ieri è tornata, ma a singhiozzo). Lui dà la colpa a “una multinazionale francese”, ovvio. Pare però che senza l’intervento di Fiorello non si sarebbe deciso a far fare il bypass per far tornare l’acqua.

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