PUBBLICITÁ

I furbetti del corrierino che dovrebbero chiedere scusa a Fazio

Massimo Mucchetti
E’ passata una settimana e nessuno dei Catoni, che nell’estate del 2005 l’avevano crocifisso sui giornali, ha avuto il coraggio di rendere giustizia ad Antonio Fazio assolto in via definitiva dalla Cassazione, dopo due altre sentenze favorevoli in Appello, dalle accuse di aggiotaggio sulla vicenda Unipol-BNL.
PUBBLICITÁ

Al direttore - E’ passata una settimana e nessuno dei Catoni, che nell’estate del 2005 l’avevano crocifisso sui giornali, ha avuto il coraggio di rendere giustizia ad Antonio Fazio assolto in via definitiva dalla Cassazione, dopo due altre sentenze favorevoli in Appello, dalle accuse di aggiotaggio sulla vicenda Unipol-BNL. Ho letto con piacere a botta calda Sergio Soave sul Foglio e Angelo De Mattia su Milano Finanza. Ma nessun principe della penna sdegnata, che associava quella vicenda alla contesa per l’Antonveneta e alla cosiddetta scalata criptoberlusconiana al Corriere della Sera, ha ritenuto interessante avviare una riflessione storica su come i giornali avevano lavorato in quei mesi roventi, su quali interessi politici ed economici avevano servito, sul grado di indipendenza dalle fonti dimostrato sul campo: cominciando da quelle giudiziarie per finire alla security deviata di Telecom Italia.

 

Parimenti silenziosi sono rimasti quanti, all’epoca, avevano pure sostenuto, sentendosene in qualche modo beneficiari, il tentativo di acquisizione dell’ex banca del Tesoro da parte dell’Unipol, allora guidata da Gianni Consorte, pure lui assolto assieme Francesco Gaetano Caltagirone e ai “furbetti del quartierino”. Sarebbe bello leggere, in materia, uno scritto di Paolo Mieli, che allora, come rilevò Francesco Cossiga, orientò l’intera grande stampa di informazione. Un teorico del revisionismo storico come lui che rivede se stesso? Impagabile. Ma ancor più impagabili sarebbero due parole dell’allora leader post comunista, Pietro Fassino. L’attuale sindaco di Torino esclamò al telefono con Consorte che gli preannunciava l’operazione Bnl: “Abbiamo una banca!”. Fu indegnamente impiccato a una battuta da quanti preferivano filosofeggiare su tanto poco anziché studiarsi i bilanci dei protagonisti (tutti), le leggi (italiane e non) e il ruolo dello Stato (governi e banche centrali) nella storia dei Paesi (Italia, Spagna e Olanda) del passato e del passato prossimo. Quale miglior occasione per cancellare quelle sciocchezze rendendo omaggio ad Antonio Fazio? Un omaggio che non dovrebbe costare nulla. O su questo sbaglio?

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ