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Perché le imprese italiane sono titubanti verso l’e-commerce?

Il commercio online piace ai consumatori ma è appannaggio delle multinazionali estere. Il divario (anche culturale) con la Spagna.

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L’Italia ha potenziale inespresso in diversi ambiti dell’economia. Uno di questi è il commercio online (e-commerce). La consapevolezza emerge dal rapporto del consorzio italiano per il commercio elettronico, Netcomm, presentato alla Camera ieri.

 

Le imprese italiane non sono abbastanza presenti nelle vendite online (il 4 per cento del totale, 26 mila venditori) eppure sono attive in settori certamente competitivi e facilmente spendibili nelle vendite in rete (abbigliamento, agroalimentare, arredo e design). I motivi sono diversi: dall’accesso carente alla banda larga alla bassa copertura finanziaria per gli investimenti, dice il quotidiano Mf/Milano Finanza. “L’ecommerce – dice il presidente di Netcomm Roberto Liscia – è sempre più un canale necessario e cruciale per le imprese che vogliano fare business sia nel nostro paese sia su scala globale”.

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Il mercato delle vendite online è infatti occupato soprattutto dai grandi player stranieri da eBay, Amazon a Google. Le realtà italiane sono Banzai (piattaforma di commercio online appena quotata in Borsa) Fratelli Carli (olio) e Lovethesign (arredamento-design).

 

La domanda infatti non manca. In tre anni gli acquirenti online sono passati a 16 milioni dai 9 precedenti. Netcomm li definisce dei “superconsumatori”, consumatori attenti alle loro esigenze “abituati alla multicanalità che possiedono il pieno controllo sul processo di acquisto per soddisfare i propri bisogni”, nella definizione di Netcomm.

 

Il potenziale è enorme. Il fatturato complessivo italiano è stato stimato in 13 miliardi di euro annui e il confronto con i paesi in un certo senso affini all’Italia come la Spagna è tuttora schiacciante. Ciò evidenzia un gap culturale, una diversa capacità di adattarsi alle opportunità offerte dalla tecnologia.

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Dice Carlo Alberto Carnevale Maffé (Università Bocconi  - Scuola di Direzione Aziendale) sentito dal Foglio in occasione di un dibattito sulla vitalità dell’economia spagnola a confronto con l’Italia. “La propensione degli spagnoli all’uso delle tecnologie è significativamente maggiore rispetto all’Italia, in particolare sull’e-commerce: per due paesi con un forte settore turistico e la necessità di rafforzare le esportazioni, la capacità di agganciarsi alle potenzialità di Internet è cruciale. La Spagna è già il maggiore mercato di e-commerce del sud Europa, sopravanzando l’Italia di quasi il 30 per cento per fatturato totale (14,4 – 13 nelle ultime stime Netcomm vs 11,2 miliardi) pur su un’economia più piccola. Inoltre, il tasso di sviluppo in Spagna è tra i maggiori in Europa (più 22,7 per cento nel 2013), e si avvale  anche del potenziale dell’America Latina, che è una delle aree a maggior crescita del mondo sull’ecommerce, con il più 24,6 per cento nel 2013 (Fonte: European B2C e-commerce Report 2014)”

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