“Lui ha l’aria di chi lascia fare, di chi accetta e si consegna a un capriccio, a una richiesta pressante. Ancora una volta, come sempre, si muove in politica sulla scia d’un fatto privato”, dice Carl

La gaia scienza del Cav.

Salvatore Merlo

Luxuria al Castello di Arcore e il partito svenuto. Sorride Confalonieri, che la sa lunga: Berlusconi gay friendly? “Forse è Alcibiade, forse Gide… o è la Francesca”.

Silvio Berlusconi cena con Vladimir Luxuria ad Arcore, Francesca Pascale li consegna e si consegna a un selfie con il barboncino Dudù (“incredibilmente somigliante a Gianni Alemanno”, tuìtta Edoardo Camurri), e tutto questo balletto così improbabile, come la notizia che il Cavaliere si prepara a sostenere assieme a Renzi una legge sul diritto d’adozione alle coppie omosessuali, tutta questa disinibizione ludica, insomma, precipita su Forza Italia, il partito svenuto, con l’ineluttabilità di un fenomeno naturale, un fulmine, una cascata su generali e caporali, intendenti e soldati semplici, pigiatori di tasti e nominati da listino, che al telefono con i giornalisti alludono, scivolano, evitano, tagliano l’angolo, farfugliano come facevano sbarcando a Londra i penosi eroi di Alberto Sordi che s’erano vantati di parlare benissimo l’inglese. Dunque soffrono i cavalli del Cavaliere, gemono, si ficcano l’un l’altro i gomiti nei fianchi, tacciono, pregano i cronisiti: “No, no, no, non mi fare parlare, dì che non m’hai trovato. Ci mancavano i gay…”.

 

Eppure gioiscono Manuela Repetti e Laura Ravetto, deputatesse, chissà, forse con un po’ di malizia rivolta al vecchio gruppo dirigente tetro e ammutolito: “Finalmente, finalmente, finalmente”, esultano loro, ed è contenta anche Mariarosaria Rossi, nelle stesse ore in cui invece si fanno introvabili i capigruppo, i vecchi dirigenti, gli uomini della destra che fu. Persino Daniela Santanchè taglia corto (“meglio Luxuria che Alfano”), e Maurizio Bianconi, tesoriere del Pdl, ex An, s’abbandona all’assoluta grevità d’una battuta che dà tuttavia la cifra dello smarrimento semantico, l’idea un po’ rozza d’una animosa rassegnazione: “Com’è noto, il lato B è l’organo sessuale del futuro. E poi voi dite che Berlusconi non è avanti!”.

 

E insomma le parole di Berlusconi rifluiscono dentro Forza Italia con un moto disordinato e misterioso, in cerchi, onde circospette e preoccupate, o aggressive e fameliche: “Dovremmo discuterne prima. Si fa così nei partiti”, dice Maurizio Gasparri. Alla fine è solo Fedele Confalonieri, amichevolmente ironico, a farsi largo con spiritoso coraggio nella matassa pazza del romanzo berlusconiano, una storia che sempre si dipana nell’anarchia. “E’ Platone”, ride Confalonieri. “Alla fine siamo sempre lì”, dice. “E’ come Alcibiade che si rivolgeva a Socrate: ‘Tu non mi volevi’. O forse è Gide, la difesa dell’omosessualità… O forse – aggiunge il presidente di Mediaset, con tono veritativo – è semplicemente la Francesca”. E insomma “è semplicemente la Francesca”, dice il vecchio amico del Cavaliere, spiritoso com’è. E così ancora una volta, come spesso nella sua vita, Berlusconi si muove in politica sulla scia di un fatto privato, “lei gli ha rotto i coglioni”, sintetizza Carlo Freccero. Ed ecco in che modo si viene componendo, stupendamente monocromo, il mosaico della vita del Cavaliere: stavolta non sono i denari, né le aziende, ma è una fidanzata insistente e sicura di sé che ha pure preso la tessera dell’arcigay, lei che gli ha fatto “una capa tanta”, come racconta Luxuria, lei che, con tono polemico e di aperta rivendicazione, adesso dice che “noi siamo più froci di quelli di sinistra”, mentre anni fa, il Cavaliere, che può avere mille battute inadatte al politicamente corretto, più Pingitore che Oscar Wilde, aveva detto: “I gay stanno tutti dall’altra parte”. E sarà anche vero, come dice Antonio Martino, celiando ma anche no, “che Berlusconi con questa storia dei diritti omosessuali si è messo in linea con il Sinodo”, cioè con la chiesa di Papa Francesco, e dunque si è, chissà, sintonizzato un po’ anche con lo spirito santo. E sarà pur vero, come suggeriscono increduli dal Senato, “che potremmo chissà ricavarne qualcosa in termini elettorali”, che “potremmo mettere in difficoltà Renzi su questo argomento di cui lui non vuol parlare”.

 

[**Video_box_2**]Ma a spingere il Cavaliere evidentemente non è il calcolo ma “è la Francesca”, dunque a spingerlo sono ancora una volta la sua vita e il suo capriccio, secondo una logica da vero impolitico, non solo incrollabile, ma a questo punto anche impeccabile, perché Renzi, il suo asimmetrico alleato del Nazareno, ha accolto l’immagine del Cav. gay friendly con una freddezza simmetrica a quella degli attendenti di Castello Grazioli. “La differenza tra lui, Craxi e Renzi sta tutta in questo dettaglio diabolico: Berlusconi non è un politico”, sibila Fabrizio Cicchitto, mentre osserva il suo vecchio capo vendere come diritto civile il “Mucca assassina”, ovvero la famosa discoteca gay-lesbica-trans dove a Roma, un tempo, prima di entrare in Parlamento con Rifondazione, si esibiva anche Vladimir Luxuria. E’ Francesca, dunque, con Mariarosaria Rossi e Alessia Artesi, è la fidanzata con le assistenti, e “lui le lascia fare. Accetta e si consegna”, dice Freccero, “ma contemporaneamente invera anche una nemesi. Se la vogliamo vedere dal punto di vista letterario, questa è una vendetta postuma esponenziale: Berlusconi fu messo a bagno per la questione del bunga bunga. E adesso fa la mossa del cavallo, imbraccia la fiaccola d’una rivoluzione libertina”, e lo fa con quel suo tratto infantile, ludico, adolescenziale e femminile. Nel 2010 se ne uscì con una frase strampalata, che non faceva ridere al punto da non poter escludere che vi affiorasse qualche vena di sincerità: “Per fortuna nessun gay è mai venuto a farmi una proposta, perché siccome non so dire di no, alla terza volta avrei chiesto di spiegarmi tecnicamente come si fa. E ci sarei stato”. E quando in Rai era sconsigliato persino dire “membro del Parlamento”, sulle reti berlusconiane cominciava il fenomenale ammasso di ballerini, truccatori, scenografi, attori, chiome con mèches, sculettamenti a favore di telecamere, pettorali succulenti, cosce palestrate… Era ed è il Berlusconi del cucù a frau Merkel, del trucco truccato nel fazzoletto, del lifting esibito, del trapianto di capelli con bandana, la cura della chiostra dentaria che il sorriso piacione incastona, e tutta quella adesione quasi filosofica alla parure, ai giochi di corte, dispetti e chiacchiericci. Ora Berlusconi, con Francesca e Vladimir, torna a essere rutilante giostra del privato. “Di cosa mi tocca parlare. Alla mia età”, scherza Confalonieri.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.