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Soccorso atomico per Tokyo

Il mondo economico non ha ancora ben chiaro se l’Abenomics, la politica economica che prende il suo nome dal premier giapponese Shinzo Abe, funzioni bene oppure sia un disastro. Haruhiko Kuroda, governatore della BoJ, ieri ha detto di essere fiducioso nella ripresa del Giappone, nonostante gli effetti negativi dell’aumento delle tasse sui consumi.

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Roma. Il mondo economico non ha ancora ben chiaro se l’Abenomics, la politica economica che prende il suo nome dal premier giapponese Shinzo Abe, funzioni bene oppure sia un disastro. Haruhiko Kuroda, governatore della BoJ, ieri ha detto di essere fiducioso nella ripresa del Giappone, nonostante gli effetti negativi dell’aumento delle tasse sui consumi. Ci sono pareri discordanti, ma quel che è certo è che in questo momento il paese, stressato dal decennio perduto di deflazione (“la morte lenta”), piegato da continue catastrofi ambientali, rallentato da una società conservatrice, ha bisogno di un aiutino. E l’aiutino non può che arrivare dal settore energetico.

 

Da tre anni e mezzo, ovvero dal disastro nucleare di Fukushima, tutte le 48 centrali atomiche giapponesi hanno smesso di produrre energia. A gennaio prossimo probabilmente i due reattori della città di Kagoshima, di proprietà della Kyushu Electric Power, ricominceranno a funzionare, nonostante le polemiche e l’opinione pubblica per larga parte contraria. Non appena l’Autorità per la regolamentazione nucleare di Tokyo (Nra) ha sancito la conformità delle misure di sicurezza della centrale di Kagoshima, la Kyushu Electric Power ha annunciato di non voler più acquisire energia da fonti rinnovabili perché non la compra nessuno: costa troppo. Abe sa bene che importare la maggior parte del fabbisogno energetico in un paese come il Giappone, che vive di produzione industriale, è impossibile. E così sul nucleare si sta consumando una battaglia epica, soprattutto sul terreno della comunicazione. L’Asahi shimbun, quotidiano progressista e voce della campagna antinuclearista, è stato travolto da uno scandalo per alcuni articoli falsi. Mercoledì scorso la Nra ha detto che a danneggiare la centrale di Fukushima Daiichi quell’11 marzo fu soprattutto lo tsunami, e non il terremoto, e contro gli tsunami si possono costruire dei muri. Akie Abe, la moglie del primo ministro, che di solito ha il ruolo di indorare le decisioni del marito, ha parlato qualche giorno fa a New York del mastodontico progetto di muri antitsunami sulle coste giapponesi: “Parliamone”, ha detto a chi si oppone. Facile dire come finirà.

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