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I soliti sospetti

Il pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate. Il Consiglio superiore della magistratura, Settima commissione, scrive queste parole a proposito del processo Ruby.

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Il pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate. Il Consiglio superiore della magistratura, Settima commissione, scrive queste parole a proposito del processo Ruby. Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, doveva evitare “il pur semplice sospetto” di una gestione personalistica, cioè arbitraria o capricciosa o magari faziosa, di “indagini delicate”, come quella che ha cercato di incastrare il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi (l’ultimo presidente italiano eletto), accusandolo di concussione e prostituzione minorile in una inchiesta che funzionò come una crociata moralistica in nome del “corpo delle donne” e come una devastazione della vita privata di un cittadino. C’è il “pur semplice sospetto”, per l’organo di autogoverno della magistratura italiana, che l’attribuzione del giro inquisitorio a Ilda Boccassini, invece che ad altri e senza spiegazioni, avesse qualcosa di “personalistico”, il peggio che si possa immaginare in uno stato di diritto in cui l’impersonalità del giudice naturale e delle procedure inquirenti dovrebbe essere dogma intoccabile, garanzia di indipendenza e di imparzialità autentica. Niente di tutto questo. La procura di Milano esce non male, malissimo, da questa tornata di divisioni interne e di indagini e processi sfuggiti al controllo di una procedura corretta e del senso comune, in nome del comune senso del pudore esibito a chioma fiammeggiante nella battaglia retrograda contro le astuzie levantine di una ragazza, un giro di amici della notte, e cene e dopocena insindacabili. C’è solo da auspicare che salti tutto il cucuzzaro da caccia alle streghe, in nome di una vera giustizia, come doveroso.

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