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Un dilemma sul martirio islamista

Andrea Mercenaro

Qualcuno avrà un bel da fare nel decidere se a un martire omosessuale spetti o no il paradiso musulmano

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Si propone, dopo la disgustosa macelleria del 7 ottobre, una domanda che nessun sapiente musulmano si è tolto finora lo sfizio di confermare in rinnovata semplicità. Laddove ci si aspetterebbero ratifiche adeguate e tanto più urgenti ora, che l’Onu ha appena posto un musulmano di Teheran alla testa della commissione sui Diritti umani. Al dunque: un islamista cade sul lavoro. Ha appena sgozzato un ragazzo ebreo. I soldati con la stella lo falciano, lui vola ipso facto da luminoso eroe verso la Janna abbagliante di Maometto. E non esiste islamico all’oscuro di questa ovvietà. E’ infatti su ben altro che costui fischietta: l’eroico martire era gay. E ai gay, laggiù, torcono il collo. Domanda: sottrarranno d’imperio al combattente sfigato le gaudenti delizie promesse da una vita? Suonerebbe veramente male. O le delizie classiche, giarrettiere e tacco dodici in aggiunta, verranno sostituite con 72 succedanei culturisti immacolati, muniti per tempo della quarta di reggipetto?

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