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Meglio non dire delle ipocrisie nell'accoglienza in Ungheria (e pure da noi)

Andrea Mercenaro

Quando rimprovera a Orbán la xenofobia dell'altroieri, l'Europa grassa ha ragioni da vendere e va applaudita. Purché riservi un’occhiatina a se stessa e alla sua fuga ventennale dai barconi africani coi buchi

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Il capo ungherese Orbán sta accogliendo decine di migliaia di ucraini in fuga dalla guerra. Gli siamo tutti grati. Di fronte a tanta generosa apertura, l’Europa più ricca, e forse meno incivile, gli contesta tuttavia le posizioni xenofobe tenute tra l’altro nei precedenti esodi. L’Europa grassa ha ragioni da vendere e va applaudita a sua volta. Purché, purché riservi un’occhiatina a se stessa e alla sua fuga ventennale dai barconi africani coi buchi. Vedi mai si sia scoperta oggetto di un soprassalto di verecondia. Gli ungheresi al governo, nemicissimi dei diritti umani e per fortuna rispettosissimi almeno dei diritti (politici, eh, economici guai) degli ucraini, hanno infatti osato esplicitare il titolo di un paragrafetto trascurabile, eppure largamente condiviso dai governi e dai popoli europei. Recita così: occhio però, che il negro ancora puzza.

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