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L'insostenibilità del sinistrese

Andrea Mercenaro

La spocchia del sessantottino che vuole insegnare ai giovani a vivere

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Ma si può? Mandare al diavolo, dico, qualche testa fina? E che due palle! Quattro ragazzi, dicasi quattro o poco più, scendono le scale di casa solo per dire che educati è meglio, che scannare non va bene, che urlare ai negri non è buono, aggiungendo magari un altro paio di indispensabili ovvietà ricordare le quali, comunque, male non può fare, e non si dice il plebeo, lo scannatore curvaiolo, o quello della destra selvaggia che urlare ai negri è normale, anzi doveroso, non lui, si diceva, che di lui già si sa, ma il sinistrese, cosa fa il sinistrese proprio doc? Il molto saputo e sensibilissimo sinistrese? Il sessantottino col sopracciò diventato vagamente liberal solo a forza di non capire una fava da trent’anni? Come reagisce? Così reagisce: storce il nasino, accentua l’arco del sopracciglio e ti propone l’analisi. Per venire a spiegarti, l’implacabile cazzone, che spiacente ma no, il de cuius non serve a niente e ci farà se mai male. Dato che il cuginetto branchiato dello zio del cognato della ruota della carrozza del vescovo, insomma la sardina, non ha tenuto nel dovuto conto la caduta tendenziale del saggio di profitto all’interno del rapporto tra movimenti di massa, anti-antifascismo, blocco dell’ascensore sociale, cambio del modo di scorreggiare delle balene e quarto mondo siderurgico-desiderante. Da cui, palmare, l’algoritmo di Doomsday: mavaffanculo.

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