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Un grande corteo per il Ponte Morandi

Andrea Mercenaro

Noi genovesi dobbiamo rispondere alla manifestazione torinese sulla Tav. O siamo diventati così borghesi da non trovare più sei o sette promotrici?

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Lo sanno i genovesi miei, del mio cuore, poiché di noi stessi sto parlando, che quelli del 25 aprile 1945 ci facevano ridere. Ci eravamo liberati il 24. Lo stesso per il luglio ‘60: avevamo già spaccato tutto a fine giugno. Noi. Ecco. Noi. Lo sanno allora, lo sappiamo noi genovesi, anticipatori per formazione e per contesto, che “La Provincia di Lecco”, la provincia, dico, nonché di Lecco, ci sta pigliando per il culo dal momento che, ma fermiamoci al titolo: “Almeno hanno smesso, a Genova, di raccontare la barzelletta del nuovo ponte pronto in pochi mesi”?

 

Lo sanno i genovesi miei, del cuore mio, lo sappiamo noi scopritori non proprio di Verbano, dell’America, che “La Provincia di Lecco” ha ragione? Che a Roma hanno piantato un casino per via di quattro sacchi di rumenta per strada? Che un altro casino hanno saputo ingiarmare le madamine di Torino? Perfino? Con i soliti quarantamila, questo sì, ma grazie solo a un trenino del cazzo? Laddove noi, col porto grande, inerti e senza ponte, gomiti appesi ai poggioli del golfo? A Toti il milanese? Orsù, un grande corteo. O dite che Genova è diventata così borghese da non trovare più, nell’angiporto, sei o sette promotrici?

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