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I figli dei palestinesi e l'odio per Israele

Andrea Mercenaro

Rileggere le parole di Golda Meir dopo gli scontri e i morti di Gaza

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Golda Meir, donna e laburista, nel novembre 1972 : “Io credo che la guerra nel medio oriente durerà ancora molti, molti anni. E le dico perché. Per l’indifferenza con cui i capi arabi mandano a morire la propria gente, per il poco conto in cui tengono la vita umana, per l’incapacità dei popoli arabi a ribellarsi e a dire basta”. Ancora Golda Meir: “Alla pace con gli arabi si potrebbe arrivare solo attraverso una loro evoluzione che includesse la democrazia. Ma ovunque giri gli occhi e li guardi, non vedo ombra di democrazia. Solo regimi dittatoriali. E un dittatore non deve rendere conto al suo popolo di una pace che non fa. Neppure dei morti”. Sempre Golda Meir: Noi vi potremmo un giorno perdonare per aver ucciso i nostri figli, ma non vi perdoneremo mai per averci costretto ad uccidere i vostri. Una possibilità di pace esisterà quando gli arabi dimostreranno di amare i propri figli più di quanto odino noi”. Rabin o Peres, Ben Gurion o Sharon, Barak o Netanyahu, Eshkol o Begin, socialisti o conservatori, sottoscrissero tutti queste frasi, o le avrebbero sottoscritte. Con le azioni conseguenti, Gaza compresa con i suoi orrori, credo, e il passato lo conferma. Bon. Ma ancora Israele non compare sui libri di testo delle scuole elementari di Ramallah, pagati dall’Onu e dall’Europa. L’odio di là resiste. Eppure una speranza sopravvive: la lega tra Gad Lerner e Wlodek Goldkorn sta concordando proprio in queste ore, da Milano, il programma con le Cinque mezzelune.

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