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Il fegato dell'irriducibile Napolitano

Andrea Mercenaro

La prova di maschia audacia del senatore a vita durante la giornata inaugurale della XVIII legislatura

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Maramaldo, così passò il racconto della storia, fu spregiudicato soldato di ventura al soldo, intorno al 1500, di questo principe o di quello . Divenne famigeratamente noto per aver ucciso il capitano fiorentino Francesco Ferrucci. Sopraffatto nella battaglia di Gavinana e fatto prigioniero, Ferrucci venne condotto al cospetto di Maramaldo e costui, contro tutte le regole della cavalleria, lo squartò a sangue freddo con un colpo di spada: “Vile, tu uccidi un uomo morto!”, ebbe ancora la forza di gridargli Ferruccio prima di spirare. Bon.

 

Il senatore a vita Giorgio Napolitano fa parte dell’aristocrazia politica italiana. Non sarebbe forse passato alla storia per il suo coraggio. Noto essendo, per esempio, come si accucciò, da presidente della Camera, a fronte dell’offensiva giudiziaria che pretese di sbaraccare l’immunità parlamentare voluta dai costituenti. Eppure ha fornito ieri, da presidente del Senato che inaugurava la legislatura, una prova di maschia audacia verso il Renzi ormai sconfitto. Irriducibile, lo ha colpito al cuore sottolineando ”quanto poco avesse convinto l’elettorato l’autoesaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e partiti di maggioranza”. Ed è sembrato, quello di Napolitano, il riscatto di una vita irresoluta. Un fegato oltre i confini dell’ardimento, finalmente. Per cui, chapeau, che una pippa gli avrebbe fatto Maramaldo.

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