L'amore è eterno finché non risponde

Francesca Pellas

Ester Viola
Einaudi, 218 pp., 17 euro

Di tutte le ingiustizie umane, l’amore non corrisposto è la peggiore: si ama senza essere riamati, si idealizza, a volte si diventa ridicoli. Quando poi quell’amore lo si spreca per l’ex, si arriva a toccare il fondo dell’idiozia. “Il problema non è tanto che pensarci è il primo pensiero del mattino, ma che ci penso come se esistesse una soluzione”. A dirlo è Olivia Marni, l’avvocatessa napoletana protagonista de “L’amore è eterno finché non risponde” di Ester Viola, che per lavoro si occupa di divorzi e divide il mondo in Lasciati e Lascianti (i Lasciati sono quelli tristi e arrabbiati, i Lascianti quelli pimpanti perché quasi sempre già dotati di nuovo amore), per poi ritrovarsi un giorno dalla parte dei primi, ma con un ex che pur avendola lasciata continua a chiamare. Che fare? Olivia risponde, e intanto prova a rimanere lucida, a farsi domande che le sembrano giuste e a darsi le risposte che vorrebbe ricevere: se un uomo non ti ama più eppure ti telefona, “significa qualcosa, deve significare qualcosa. No?”. E allora la felicità, o almeno l’assenza di sofferenza, diventa quella telefonata che arriva puntuale tutte le sere, all’inizio dal lunedì al giovedì, e poi una volta alla settimana. L’ex fidanzato quasi medico e aspirante scrittore telefona molto e ogni tanto scrive, ma non accenna mai a farsi rivedere. Provano a farla ragionare le colleghe, prova a farla ragionare soprattutto Viola, l’alter ego razionale (forse troppo) di cui c’è sempre bisogno: niente funziona. Perché si può essere intelligenti, emancipati, si può persino essere avvocati che per mestiere gestiscono la fine dei sentimenti altrui e la sera ordinano sushi a domicilio (“in fondo è questo il crollo come piace a tutte: la crisi di nervi in privato con pesce crudo tagliato bene e riso in arrivo”), ma nemmeno una laurea può nulla contro quella cosa lì, quando succede proprio a noi. “Se si parla di guai sentimentali, l’esperienza non serve a niente, lo so bene, finirai disperato tutte le volte”. Com’è duro l’amore quando non ci guarda più in faccia e si prende gioco di noi. Com’è brutto l’amore quando chi ci amava non ci ama più, quant’è meschino quando ci lascia impazziti a ripercorrere il filo di tutti i ricordi per individuare quel segnale che avrebbe dovuto dirci che le cose stavano iniziando a finire. E’ crudele, ed è proprio così che va: “I cretini rileggono”. Rileggono, e scorrono a ritroso le foto su Instagram e gli status su Facebook, cercano di capire, di individuare il momento preciso, di scovare la foto in cui già si sorrideva in maniera diversa, la geolocalizzazione meno entusiasta. E quando in un album di amici di amici lui compare insieme a una biondina, ricomincia quell’estenuante catena paranoica che prevede il controllo sistematico e compulsivo di tutti i social network. Perché se ci si vuole dannare è necessario farlo bene, cercando di reperire tutte le informazioni che sarà possibile trovare sulla maledetta: chi è, cosa fa, perché, e se è meglio di noi, e come mai, e in quali foto. Non c’è cura se non una, che è quella ovvia e anche la più antica: il tempo, che magari non lenisce ma ci sfibra; perché la verità è che le ossessioni saranno pure impossibili da curare, ma prima o poi passano, e “in un unico modo: per stanchezza”. Per stanchezza e anche, forse, grazie allo spuntare di un’ossessione nuova. Un giorno arriverà “una bella barba, di quelle che non sai se sono tre giorni d’incuria o vanità calcolata”, e all’improvviso ci sembrerà di sapere di nuovo come si fa a prendere fiato. E tornerà sopportabile tutta la bellezza di Napoli fuori dalla finestra, e ci riscopriremo capaci di bere il caffè sul balcone nella nostra tazzina blu dei momenti felici. (Almeno fino al prossimo tracollo).


L’AMORE E’ ETERNO FINCHE’ NON RISPONDE
Ester Viola
Einaudi, 218 pp., 17 euro

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