Un artista di strada travestito da Transformer in piazza Duomo a Milano, la settimana scorsa (foto LaPresse)

Quale "tecnologia del futuro ". I robot sono già tra noi

Eugenio Cau

Dal manifatturiero alla logistica, la transizione è già iniziata. E date tempo a Sophia, l’androide che concede interviste

Roma. C’è la tendenza a credere che la robo-apocalisse sia qualcosa che avverrà nel futuro. Che la grande transizione causata dall’avvento dell’automazione, che gli sconvolgimenti provocati dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che tutto questo gran preoccuparsi intorno ai robot (ci ruberanno il lavoro? diventeranno indistinguibili da noi? saranno pericolosi per la nostra incolumità? – giù fino alla migliore fantascienza) sia in qualche modo traslato nel tempo. Che è un problema che dovremo risolvere tra qualche decennio, magari uno dei tanti da delegare ai nostri figli. Annuncio: la transizione è già in atto da tempo, ci siamo dentro fino al collo.

 

L’incomprensione deriva da due fattori. Il primo è la tentazione molto umana di procrastinare ed evitare di risolvere i problemi finché non ci scoppiano in faccia. Il secondo è che quando si parla di robot e di intelligenza artificiale si ha la tendenza a immaginare automi umanoidi con le braccia e le gambe, capaci di comunicare in linguaggio naturale. E quando questi automi umanoidi li vediamo in azione, goffi e innaturali come Sophia, l’androide della Hanson Robotics presentato in questi giorni al WebSummit di Lisbona, pensiamo: guarda queste grosse bambole, certo non c’è da preoccuparsi di loro ancora per un bel po’. Anzitutto: date qualche anno a Sophia (pochissimi, non avrete il tempo di andare in pensione) e vedrete che non sembrerà più una grossa bambola. Ma soprattutto non sono quelli i robot a cui dobbiamo pensare adesso.

 

Facciamo un giro tra i settori. Manifatturiero: ancora nel 2015, il Boston Consulting Group stimava che il 10 per cento delle funzioni legate a questo settore è già robotizzato. Da allora la cifra può solo essere aumentata. Energia: la compagnia estrattiva Nabors Industries già adesso è capace di ridurre i team che lavorano alle trivelle da 20 a cinque persone, grazie all’automazione. Finanza: Bloomberg ha lanciato pochi giorni fa un’inchiesta in cui spiegava che Wall Street già adesso potrebbe in buona parte essere gestita da robot che si occupano di contrattazioni e proiezioni finanziarie. Logistica: sappiamo che Amazon, peso massimo nel settore, fa ampio uso di robot, droni, magazzini automatizzati, e che l’uso delle macchine da parte del gigante di Seattle è esagerato. Ma aggiungiamo una notarella: la società ha appena fatto una campagna assunzioni fenomenale, in America è il secondo più grande datore di lavoro dopo Walmart, con oltre mezzo milioni di dipendenti, a riprova che lo scenario è chiaroscurato, e che la transizione ci sarà, sì, ma ancora è difficile dire se sarà positiva (leggete a destra di questo pezzo) o negativa (leggete a sinistra di questo pezzo). Continuiamo. Trasporti: è vero, l’auto che si guida da sola (possiamo considerarla un robot) ancora non è diffusa in massa, ma è una realtà presente e quasi funzionante. Avere veicoli che si guidano da soli per le strade non sottopone alla transizione solo tassisti, camionisti e autisti di autobus. In un futuro che è quasi presente, non sarà più il cliente che va in negozio, ma il negozio che va dal cliente. Non è più un azzardo pensare che chiamare una pizza da asporto tra qualche anno significherà far venire sotto casa un veicolo-con-forno-a-legna, tutto automatizzato. L’elenco potrebbe continuare. Già oggi i camerini automatizzati rendono più facile (o forse insidiano?) il lavoro dei dipendenti del commercio al dettaglio. Le intelligenze artificiali scrivono per certe agenzie di stampa i resoconti sportivi al posto dei giornalisti. Poi c’è tutto un capitolo – che apriremo un’altra volta – sui sex robot.

 

Insomma, vorremmo lanciare un avvertimento. Siamo già dentro alla transizione, che come tutti i momenti di sconvolgimento fa vittime e vincitori. Prima ancora di accodarsi alla fila dei pessimisti, che snocciolano numeri in decine di milioni sul numero dei posti di lavoro persi da qui a dieci anni (ma lo facevano anche dieci anni fa), e prima ancora di asserire giulivi che tutto andrà bene, è bene iniziare a prendere coscienza del fatto che i robot sono già qui – questo dovrebbe consolarci, no?

 

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.